Dokument-Nr. 1007
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 04. Januar 1920

Regest
Weisungsgemäß trat Pacelli seine Reise nach Berlin und Köln im Zusammenhang mit der Einsetzung Karl Joseph Schultes als neuen Bischof von Köln an. Um die deutschen Behörden vorzubereiten, hatte er im Dezember der Reichs- und preußischen Regierung durch den Grafen von Zech-Burkersroda, Geschäftsträger der Preußischen Gesandtschaft in München, zwei Briefe zukommen lassen. In Berlin traf er am 29. Dezember 1919 zuerst Adolf Kardinal Bertram. Dieser möchte den deutschen Episkopat versammeln, um Richtlinien für das Prozedere bei den Konkordatsverhandlungen zwischen Kirche und Staat festlegen zu können. Nach dem Mittagessen nahm Pacelli an einer Konferenz mit verschiedenen Vertretern und Beamten der Reichsregierung teil, anlässlich derer der preußische Kultusminister Konrad Haenisch die Entscheidung der Regierung über die Vereinbarkeit des alten Konkordats mit der Weimarer Reichsverfassung und über die Besetzung des Bischofsstuhles in Köln bekannt gab. Nachdem er einige Änderungen verlangte, lässt Pacelli Gasparri diese Dokumentation in der definitiven Fassung zukommen. Im Fall des Kölner Bischofsstuhles versicherten die preußische Regierung und die Reichsregierung, dass die Anwendung der Bulle "De Salute animarum" und des Breve "Quod de Fidelium" keinen Präzedenzfall darstellen wird. Bezüglich der Fortgeltung der alten Konkordate trafen die Regierungen eine Entscheidung, die mit der Interpretation des bayerischen Kultusministers Johannes Hoffmann nicht übereinstimmt. Mit Bericht vom 30. Oktober 1919 hatte Pacelli über sein Gespräch mit diesem informiert. Hoffmann hatte ihm und dem Vorsitzenden der Bayerischen Volkspartei, Heinrich Held, mitgeteilt, nach Auskunft des Reichsinnenministeriums seien Konkordate als internationale Verträge weiter gültig, soweit ihre Bestimmungen mit denen der bayerischen Verfassung nicht im Widerspruch stünden. Wichtig für Pacelli ist die Bereitschaft der Reichsregierung, die Ablösung der Staatsleistungen, die auf der Bulle "De salute animarum" beruhen, zu verhandeln. Trotz der Vorteile für die Kirche wurde bei der Fuldaer Bischofskonferenz eine kritische Stellungnahme zur Weimarer Reichsverfassung angenommen. Daraufhin schlug Pacelli Gasparri eine Erklärungsformel vor, die dieser mit dem verschlüsselten Telegramm Nr. 210 annahm. Der preußische Kultusminister behauptete außerdem, für den Heiligen Stuhl könne es leichter sein, ein einziges Reichskonkordat anstatt einzelner Konkordate mit den jeweiligen Ländern zu schließen. Auf die Erwiderung Pacellis, Bayern würde es nicht annehmen, wies Haenisch auf eine Konferenz in Berlin mit den Vertretern der deutschen Staaten hin. Der Minister bat auch um den Erhalt des Campo Santo Teutonico und der Kirche Santa Maria dell'Anima in Rom. Beim Mittagsessen äußerte Reichspräsident Ebert Pacelli gegenüber seine Besorgnisse wegen der Abschaffung der Einwohnerwehr und der Auslieferung bestimmter Personen, die die Entente verlangt hatte. Die Einwohnerwehr habe nämlich die Kommunisten in Griff gehalten; die Auslieferung könnte Unruhen verursachen. Ebert erwähnte auch die Möglichkeit der Errichtung einer deutschen Botschaft beim Heiligen Stuhl, die auch zur Verfügung der bayerischen Regierung stehen und eine gute Abfindung für den bayerischen Gesandten Otto zu Groenesteyn vorsehen würde. Er wünschte auch eine Apostolische Nuntiatur in Berlin herbei, während Pacelli ihm die Mensalgüter des Fürstbistums Breslau in Österreich-Schlesien anvertraute. Am 31. Dezember erreichte der Nuntius Köln, wo er im Metropolitankapitel die im Bericht beiliegende Rede hielt. Dort sprach der Nuntius über die Besetzung des Erzbischofsstuhles und die zusammenhängende Möglichkeit einer Anwendung – auf jeden Fall nicht als Präzedenzfall zu verstehen – der Bulle "De salute animarum" und des Breve "Quod de fidelium". Der Vorschlag des Heiligen Stuhls, den Bischof von Paderborn, Karl Joseph Schulte, zum neuen Erzbischof von Köln zu wählen, rief eine heftige Diskussion im Domkapitel hervor. Der Nuntius erklärte aber dem Kapitel, der Wunsch des Papstes, den Bischof frei zu bestimmen, sei die beste Garantie für die Wahl des würdigsten Kandidaten. Die Bedenken, die die Kapitulare gegenüber Schulte haben, betreffen seinen Gesundheitszustand und sein Wohlwollen gegenüber dem Volksverein. Der Dompropst Middendorf stellte außerdem die Frage der Reaktion der Entente auf eine solche Besetzung, was Pacelli nicht glaubt, weil Schulte auch im Ausland geschätzt wird. Er beruhigte die Gemüter und gab ihnen einen Tag Zeit, um ihre Bemerkungen darzulegen. Aber schon am Abend teilte der Kölner Generalvikar Joseph Vogt Pacelli die Annahme des päpstlichen Wunsches im Namen des Kapitels mit. Am nächsten Tag legten die Kanoniker Pacelli ihren Wunsch dar, man möge dem Kölner Metropolitankapitel das Privilegium der Erzbischofswahl bewahren.
Betreff
Viaggio a Berlino e Colonia
Eminenza Reverendissima,
Tornato la scorsa notte dal viaggio a Berlino ed a Colonia compiuto per ordine dell'Eminenza Vostra Reverendissima, ho l'onore di riferire senza indugio sull'esito del medesimo.
Affine di poter avere al mio arrivo a Berlino una pronta risposta alle questioni, che l'Eminenza Vostra mi aveva dato istruzione di trattare col Governo del Reich e con quello prussiano, stimai opportuno di farle conoscere in precedenza ai medesimi per mezzo di due lettere da me indirizzate a questo Incaricato d'Affari di Prussia, Signor Conte von Zech, rispettivamente in data del 19 e del 24 Dicembre p. p. e di cui compio il dovere d'inviare copia qui acclusa (Alleg. I e II). In tal modo le Autorità competenti (le quali, specialmente qui in Germania, prima di prendere una decisione
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sopra una materia importante, sogliono sempre chiedere pareri giuridici, tenere riunioni, ecc.) avrebbero avuto modo di esaminarle in antecedenza ed io non mi sarei esposto al pericolo di perdere inutilmente in Berlino un notevole tempo. Nella seconda delle succitate lettere proposi, per ciò che concerneva la provvista della Sede Arcivescovile di Colonia, ambedue le soluzioni, a cui Vostra Eminenza si era degnata autorizzarmi col venerato cifrato Nr. 209, e ciò perché in seguito a mie particolari informazioni prevedevo – e tale previsione divenne certezza al mio arrivo in Berlino – che, qualora si fosse voluto procedere questa volta alla nomina dell'Arcivescovo senza la elezione capitolare, il Governo avrebbe bensì aderito, essendo il Vescovo di Paderborn persona ad esso gratissima, ma con condizioni o riserve, che non avrei potuto accettare senza compromettere la tesi della Santa Sede (1).
Giunto a Berlino la mattina del 29 Dicembre e ricevuto alla Stazione del Sottosegretario nel Ministero del Culto prussiano, Sacerdote Wildermann, e da un rappresentante del Ministero de-
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gli Esteri, mi fu subito annunziato che si trovava pure in quella Metropoli l'Eminentissimo Signor Cardinale Bertram, tornato allora da Roma, il quale desiderava di parlarmi, prima che io m'incontrassi coi personaggi del Governo. E difatti quella mattina stessa ebbi col sullodato Eminentissimo un colloquio, in cui egli mi manifestò il suo proposito di convocare quanto prima l'Episcopato tedesco, affine di fissare i punti, i quali, a parere dei Vescovi, dovrebbero costituire la base delle future relazioni fra Chiesa a Stato in Germania, e che egli mi avrebbe poi comunicato. All'una e mezzo pom. ebbe luogo una colazione offerta dal Ministro del Culto prussiano, Signor Haenisch, finita la quale, si tenne una conferenza, a cui presero parte, oltre il sunnominato Ministro, il Cancelliere dell'Impero, Signor Bauer, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Signor Müller, il Sottosegretario Signor von Haniel, il Ministro dell'Interno del Reich, Signor Koch, il Presidente del Ministero prussiano, Signor Hirsch, il Ministro della Giustizia, Signor Am Zehnhoff, il Sottosegretario Göhre, i Sottosegretari di Stato nel Ministero del Culto, Sacerdote Wildermann e Signor Becker, il Ministro di Baviera a Berlino, Signor von Präger, l'Incarica-
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to d'Affari di Prussia a Monaco, Signor Conte von Zech, nonché alcuni funzionari dello Stato. Il Signor Haenisch, dopo alcune cortesi parole di complimenti per la mia venuta a Berlino, mi lesse la risposta del Governo, ed io alla mia volta, pur trovandola in sostanza soddisfacente, chiesi ed ottenni che venisse modificata in qualche punto. Essa rimase quindi definitivamente così formulata:
(Testo tedesco)
<(Cfr. Allegato III)>1
(Traduzione italiana)
"1.) Il Governo prussiano, d'accordo col Governo del Reich, ritiene che anche dopo la promulgazione della nuova Costituzione germanica le Convenzioni concluse fra la Santa Sede e la Prussia continuano ad essere provvisoriamente in vigore. Per mettere, in quanto ciò sia necessario, la legislazione particolare della Prussia in armonia colla Costituzione anzidetta, il Governo medesimo stima necessario di iniziare senza indugio trattative colla Santa Sede.
2.) Il Governo prussiano desidera una sollecita provvista della Sede arcivescovile di Colonia, rimasta vacante in seguito alla morte del Cardinale von Hartmann, per mezzo della elezione a norme della Bolla De salute animarum e del re-
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lativo Breve Quod de fidelium. Al tempo stesso il Governo medesimo è pronto a dichiarare, conformemente alla proposta del Nunzio Pacelli, che l'attuale elezione non dovrà essere considerata come un precedente per il futuro regolamento dei suoi rapporti colla Santa Sede".
Il secondo dei surriferiti capoversi accetta espressamente la clausola da me richiesta secondo le istruzioni di Vostra Eminenza e non abbisogna di schiarimenti. – Il primo capoverso fissa invece autenticamente il modo di vedere del Governo di Berlino circa la questione della permanenza del Concordato. – Come Vostra Eminenza ricorderà senza dubbio, il Presidente del Consiglio dei Ministri di Baviera, Signor Hoffmann, durante il colloquio del 30 Ottobre scorso, mi comunicò che in una Conferenza tenutasi poco prima al Ministero dell'Interno in Berlino, a cui egli stesso intervenne, erasi dichiarato che i Concordati, i quali vengono assimilati ai trattati internazionali, rimangono in vigore, in quanto però le loro disposizioni non trovansi in opposizione con quelle della Costituzione. Che anzi egli stesso fece l'applicazione pratica di questo principio, affermando espressamente, dietro mia domanda, che il capoverso 4 dell'articolo V del Concordato bavarese, relativo
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al diritto d'ispezione della Chiesa sulle scuole, doveva considerarsi come decaduto e non più vigente. Provenendo tale comunicazione dal Capo dello Stato, presso il quale unicamente io sono accreditato, stimai mio dovere di riferirla all'Eminenza Vostra, come feci in realtà col mio rispettoso Rapporto Nr. 14583 di quello stesso giorno 30 Ottobre 1919. A Berlino però mi è stata negata l'esattezza della comunicazione medesima (che il Signor Hoffmann partecipò, del resto, negli identici termini anche al Capo della Bayerischen Volkspartei o Centro bavarese, Signor Held); ed avendo io ad essa alluso nella menzionata mia lettera al Signor Conte von Zech del 24 Dicembre, il Governo ha tenuto di rettificarla, consegnando il suo punto di vista nel primo capoverso surriferito. Il quale ha pure per ciò importanza, che il Governo stesso si è in esso implicitamente impegnato a negoziare colla Santa Sede lo svincolo delle prestazioni dello Stato alla Chiesa fissate nella Bolla De salute animarum. Da ciò segue altresì che (come già ebbi l'onore di accennare nel mio ossequioso cifrato N. 336), a differenza del Concordato bavarese (cfr. Rapporto Nr. 14369 del 6 Ottobre 1919), non si può dire che la suddetta Bolla col relativo Breve sia rimasta sinora in alcun modo violata o denunziata colla promulgazione della nuova Costituzione germanica. Due soli punti, invero, se non erro, dovranno essere modificati, perché la Bolla in discorso sia posta in
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armonia con questa: ossia l'intervento della Potestà civile nella provvista degli uffici ecclesiastici e le anzidette prestazioni. Ma per ciò che riguarda il primo punto, non si richiede se non la rinunzia dello Stato ad un suo privilegio; e quanto al secondo, lo Stato medesimo si obbliga allo svincolo, il quale importa un adequato compenso e dovrà essere (come si è detto) effettuato d'accordo colla Santa Sede. Ciò tuttavia non significa che la Chiesa (pur ottenendo praticamente innegabili vantaggi dalla nuova Costituzione – cfr. Rapporto Nr. 13822 del 18 Agosto 1919) non abbia a soffrire anche delle lesioni dei suoi diritti divini, come hanno indicato i Revmi Vescovi della Conferenza di Fulda nel loro Memorandum – protesta al Governo del Reich (cfr. Rapporto Nr. 14764 del 16 Novembre 1919), e su ciò appunto è fondata la formula di dichiarazione da me subordinatamente proposta (cfr. cifrato Nr. 336) e dall'Eminenza Vostra benignamente approvata (cfr. cifrato Nr. 210); ma non si potrebbe con verità affermare che per la Prussia vi sia stata fino ad ora una violazione o denunzia degli obblighi concordatori propriamente detti.
Nella medesima Conferenza aggiunsi, per desiderio espressomi dall'Eminentissimo Bertram, circa il modus procedendi nel-
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le trattative in discorso che l'Episcopato della Germania (come ho sopra accennato) mi avrebbe comunicato i suoi postulati, i quali io avrei alla mia volta trasmessi alla Santa Sede, onde ricevere da Questa le istruzioni relativamente alle basi della futura Convenzione, che presenterei allora senza indugio al Governo.
Il Signor Ministro del Culto prussiano mi significò il giorno dopo che, siccome riuscirebbe per me assai difficile di negoziare con ognuno degli Stati della Germania (oltre venti), si potrebbe conchiudere un'unica Convenzione per tutto il Reich. Io, pur prendendo atto di tale dichiarazione, che senza dubbio agevolerebbe immensamente la cosa, osservai che difficilmente la Baviera, di cui sono note le tendenze particolaristiche e che ha uno speciale Concordato, si adatterebbe a questo metodo; ma il Signor Haenisch rispose che il Ministro di Baviera a Berlino, da lui interrogato, aveva dato la sua adesione al riguardo e che a tal fine egli riunirebbe quanto prima in Berlino una Conferenza dei rappresentanti degli Stati medesimi. – Malgrado questa assicurazione, è lecito dubitare della riuscita di detto piano, anche perché molti degli Stati in discorso non avevano sinora nessun Concordato colla Santa Sede e non sembra del tutto probabile che s'inducano ora a concluderlo.
Lo stesso Signor Ministro m'incaricò anche di raccomandare vivamente alla Santa Sede la conservazione degli Istituti
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tedeschi del Camposanto Teutonico e di S. M. dell'Anima; incarico che mi permetto di adempiere col presente rispettoso Rapporto.
Credo inoltre mio dovere di aggiungere che nei due giorni della mia permanenza a Berlino il Governo tenne a colmarmi di specialissime attenzioni. La sera di quello stesso giorno 29 Dicembre il Presidente del Reich, Signor Ebert, diede in mio onore un pranzo, al quale intervennero il Cancelliere, vari Ministri, Sottosegretari e funzionari dello Stato. Il Signor Ebert (cattolico di nascita) mi accolse colla più grande cordialità. Mi disse che le condizioni interne della Germania tenderebbero, sebbene assai lentamente, a migliorare, ma che le esigenze dell'Intesa possono ad ogni momento gettare di nuovo il Paese nell'anarchia. La questione, che sotto tale riguardo preoccupa in questo momento maggiormente il Governo, è – oltre la minacciata soppressione della guardia civica o Einwohnerwehr, la quale è riuscita finora a tener a bada i comunisti – la cosiddetta Auslieferungsfrage, ossia la estradizione dei personaggi reclamati dall'Intesa. Essa potrà cagionare, a giudizio del Signor Ebert, una rivolta militare, la quale provocherà una reazione dei partiti estremi di sinistra con incalcolabili conseguenze; al Governo non sarà più possibile di sostenersi e la Nazione cadrà nel caos. La Germania si è dichiarata pronta a far giudicare i colpevoli da tribunali tedeschi, ai quali sarebbero ammessi a prendere parte nell'accu-
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sa anche rappresentanti dell'Intesa, ed è disposta in questo senso a tutte le possibili concessioni. Avendogli io ricordato che la Santa Sede aveva preso assai a cuore la questione, come dimostrarono altresì i magnifici articoli apparsi alcuni mesi fa sull'Unità Cattolica, il Signor Presidente m'incaricò di pregare la Santa Sede medesima a volere ancora adoperarsi alla scopo di scongiurare un così grande pericolo. – Il Signor Ebert mi parlò poi anche della progettata erezione di un'Ambasciata del Reich presso la Santa Sede. Egli mi confermò che già da tempo il Governo aveva tale intenzione, ma che la proposta era rimasta sospesa, perché, volendo la Baviera mantenere la sua Legazione, anche la Prussia reclamava un eguale diritto, e sarebbe stato impossibile di avere tre rappresentanti della Germania in Roma, ossia l'Ambasciatore del Reich, il Ministro di Prussia ed il Ministro di Baviera. Ora però è stato raggiunto l'accordo sulla seguente base, accettata già dal Signor Hoffmann, d'intesa coi capi dei vari partiti in Baviera: La suddetta Ambasciata, alle cui spese la Baviera stessa non contribuirà, sarà direttamente ed immediatamente a disposizione del Governo bavarese per la tutela dei suoi interessi e per le trattative colla Santa Sede. A tal fine essa riceverà direttamente dal Governo bavarese le istruzioni, che sarà tenuta ad eseguire, con esclusione di qualsiasi intromissione del Ministero degli Esteri di Berlino, ed invierà pure direttamente i relativi
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rapporti. Inoltre il Ministero medesimo darà ordine all'Ambasciata di trasmettere al Governo bavarese copia di quei rapporti indirizzati a Berlino, i quali concernono la situazione generale ovvero affari che hanno importanza altresì per la Baviera, come pure di mandare al Governo anzidetto relazioni, anche non richieste, ogniqualvolta ciò sia richiesto <voluto>2 dalla tutela degli interessi bavaresi. Al Signor Barone de Ritter, il quale cesserebbe così dalle sue funzioni di Ministro presso la Santa Sede, sarà fatto un conveniente trattamento.
Il Signor Presidente Ebert accennò anche al desiderio del Governo della correlativa istituzione di una Nunziatura Apostolica in Berlino; ma io, non conoscendo in alcun modo le intenzioni della Santa Sede al riguardo, mi astenni da qualsiasi apprezzamento in proposito. – Gli raccomandai invece, per incarico del prelodato Eminentissimo Bertram, che la Germania faccia essa pure passi energici per la restituzione dei beni della Diocesi di Breslavia, occupati dai Ceco-Slovacchi.
Il giorno seguente 30 Dicembre mi fu offerta una colazione dal Signor Cancelliere dell'Impero, alla quale furono egualmente invitati vari personaggi politici, e la sera stessa partii per Colonia, ove giunsi la mattina seguente verso le ore 9 1/2.
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Celebrata la Santa Messa nella Cappella del Seminario, in cui venni alloggiato, mi recai alle ore 11 1/2 al Duomo, ove fui solennemente ricevuto dall'intiero Capitolo Metropolitano, e dopo aver pregato dinanzi all'Altare del SSmo Sacramento, mi portai, sempre accompagnato dai Reverendissimi Canonici, nella Sala Capitolare. Il Preposto Monsignor Middendorf esordì con acconcie parole di saluto e di ossequio verso il Rappresentante del Santo Padre, e quindi io pronunciai in tedesco il discorso, che qui unito mi do premura d'inviare all'Eminenza Vostra nella traduzione italiana (Alleg. IV). In esso, dopo reso il doveroso tributo di omaggio alla memoria del defunto Eminentissimo Signor Cardinale von Hartmann e delineata l'attuale condizione dei rapporti fra Chiesa e Stato in Germania, spiegai al Capitolo come, essendo necessario di provvedere sollecitamente e nel miglior modo possibile a quella importantissima Chiesa arcivescovile, la Santa Sede aveva permesso che la elezione capitolare avesse luogo questa volta a norma della Bolla De salute animarum e del Breve Quod de fidelium, però colla espressa clausola, accettata già dal Governo di Berlino, che ciò non potrà costituire un precedente per il definitivo regolamento della questione, aggiungendo che la Santa Sede medesima si riservava di sottoporre a benevolo esame il privilegio di elezione esercitato finora dal Capitolo stesso. Significai infine che assai gradito riuscirebbe al Santo Padre, se i voti dei Ca-
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pitolari si portassero su Monsignor Vescovo di Paderborn, Prelato accettissimo anche al Governo, e del quale tessei l'elogio. Mi sembrò opportuno e riguardoso di esprimere nella forma mite di un desiderio dell'Augusto Pontefice l'ordine contenuto nel venerato cifrato Nr. 209, che cioè il Capitolo "questa volta postuli (od elegga) il Vescovo di Paderborn". Malgrado ciò, tale comunicazione sollevò una vivace discussione, durante la quale, in seguito alle domande ripetutamente rivoltemi, mi vidi costretto a lasciar delicatamente intendere che il suddetto desiderio aveva in sé la forza di un comando. I Canonici mossero difficoltà non solo di principio, in quanto cioè la loro elezione, ristretta ad un solo nome, non sarebbe stata più libera, ma altresì, e principalmente, contro la persona di Monsignor Schulte, ad essi non grata. Alle obbiezioni di principio risposi che l'adottato provvedimento era stato provocato dalle attuali straordinarie circostanze, le quali furono da me ampiamente descritte; – che la Santa Sede, permettendo l'elezione, già aveva dato prova della sua benevolenza verso il Capitolo, a cui, almeno nella maggioranza (come i Canonici stessi affermarono), sarebbe riuscita ancor meno accetta una nomina diretta della Santa Sede medesima; – e che infine i Capitolari, aderendo liberamente, da figli devoti della Sede Apostolica, ad un Augusto desiderio di Sua Santità, liberamente eleggevano colui, che, essendo indicato dal Vicario
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di Gesù Cristo, potevano con tutta sicurezza ritenere in coscienza come il più degno ed atto all'ufficio di Pastore della illustre Archidiocesi di Colonia. Quanto alla persona di Monsignor Vescovo di Paderborn, chiesi se vi fossero contro di lui serie e fondate eccezioni. In realtà però non furono manifestati che dei dubbi 1°.) sulla sua sanità; ma io potei rispondere, avendolo appreso dall'Eminentissimo Bertram, che il Santo Padre aveva già assunto informazioni al riguardo ed era risultato trattarsi piuttosto di salute alquanto delicata, che di vera malattia; 2°.) sul suo favore per il Volksverein; ma io replicai che il sullodato Vescovo è di sicura dottrina ed attaccatissimo alla Santa Sede (il che tutti ammisero), ed avrebbe quindi senza dubbio tenuto di fronte alla detta Associazione, come anche verso i sindacati interconfessionali, un'attitudine rispondente alle direzioni pontificie ed alla sua dignità di Arcivescovo. Ad ogni modo dissi ai Canonici, per dar loro il tempo e la calma necessaria, che avrebbero ancora potuto riflettere sul grave argomento e che si sarebbe tenuta all'indomani una nuova adunanza; proposta che venne accolta con soddisfazione. Sennonché già la sera stessa vennero da me il summenzionato Preposto ed il Vicario Capitolare Monsignor Vogt, per comunicarmi ufficialmente a nome del Capitolo che l'elezione di Monsignor Schulte era assicurata in omaggio al desiderio pontificio (giacché altrimenti egli non sarebbe stato
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eletto), e che del resto gli elettori si erano potuti convincere che non vi era contro tale scelta alcuna seria difficoltà. Mons. Middendorf mi significò altresì che il 7 corrente si terrebbe la riunione preparatoria dell'elezione, alla quale debbono essere convocati anche alcuni Canonici onorari residenti fuori di Colonia ed aventi diritto al voto. In essa, affine di conservare tutte le formalità esteriori dell'elezione, sarà compilata la consueta lista, in cui verrà posto come primo il Vescovo di Paderborn. L'elezione stessa avrà luogo alcuni giorni dopo (forse otto o dieci) <(2)>3.In conformità delle istruzioni dell'Eminenza Vostra (Dispaccio N. 99630), dissi al sullodato Preposto che il Capitolo non aveva bisogno di presentare la lista al Governo né di compiere alcun altro passo presso di questo. Alla domanda dello stesso Mons. Middendorf, se l'Intesa avrebbe fatto opposizione contro la scelta di Monsignor Schulte, risposi che io non lo credevo probabile, tanto più che egli è stimato anche all'estero per la sua opera a favore dei prigionieri, ma che ad ogni modo avrei comunicato questo dubbio alla Santa Sede, la quale, in caso affermativo, avrebbe avuto senza dubbio cura di prendere i <necessari>4 provvedimenti del caso5.br/>La mattina seguente, 1°. corrente, il Capitolo venne ad offrirmi i suoi auguri per il nuovo anno ed io non mancai di esprimere il mio compiacimento per il felice esito dell'affare, assicurando che il Santo Padre avrebbe provato viva soddisfazione nell'apprendere la filiale e piena devozione dimostrata da quell'illustre Capitolo verso la Sua Persona. I Canonici mi chiesero di trasmettere
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a Sua Santità, insieme ai sensi del loro fedele attaccamento, la calda preghiera che l'Augusto Pontefice si degni a conservare al Capitolo stesso l'antichissimo privilegio della elezione dell'Arcivescovo.
La sera, dietro invito del più volte menzionato Capitolo, presiedetti una funzione solenne nel Duomo gremito di fedeli ed impartii la benedizione col Santissimo; dopo di che ebbe luogo un pranzo offertomi dal Capitolo medesimo, il quale volle così nuovamente manifestare il suo ossequio e la sua riconoscenza.
La mattina seguente, due corrente, ripartii alle ore 7.30 per Francoforte alla volta di Monaco, ove però sono giunto, atteso l'attuale stato delle comunicazioni ferroviarie, soltanto alle ore 4 antim. di oggi.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico

(1) Tali riserve consistevano in ciò che "quella nomina non avrebbe dovuto costituire un precedente né in particolar modo pregiudicare il diritto di elezione del Capitolo di Paderborn nella scelta del nuovo Vescovo".
(2) Apprendo ora che essa è stata fissata per il 15 corrente.
1Hds. eingefügt von Pacelli.
2Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
3Hds. eingefügt von Pacelli.
4Hds. eingefügt von Pacelli.
5Hds. gestrichen, vermutlich von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 04. Januar 1920, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1007, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1007. Letzter Zugriff am: 10.12.2024.
Online seit 14.01.2013, letzte Änderung am 01.02.2022.