Dokument-Nr. 10811
Pacelli, Eugenio an [Pizzardo, Giuseppe]
München, 26. November 1923
Regest
Vor seiner Reise nach Berlin bedankt sich Pacelli bei Pizzardo für dessen Weisungen über die Verwendung von 50.000 Lira wie auch für die Besorgung von Kohle für die Nuntiatur. Er freut sich darüber, dass Pizzardo ihm für die Zukunft eine Diözese in Aussicht stellt. Pacelli sieht darin die einzige Alternative, aus dem Dienst auszuscheiden, ohne seinen Rücktritt einreichen zu müssen. Er vertraut Pizzardo an, dass er eine kleine Diözese mit ausreichend ausgestatteter Bibliothek vorziehen würde, in der er Forschungen betreiben könnte. Anschließend empfiehlt er Pizzardo ebenso freundlich wie bestimmt, sein Arbeitspensum zu reduzieren und auf seine Gesundheit zu achten. Außerdem legt er ihm einen Aufenthalt in einem Kurheim in Oberbayern ans Herz. Im Postskript bestätigt Pacelli den Erhalt eines verschlüsselten Telegramms, das die wohlwollende Reaktion des Papstes auf die Anfrage von Ex-Reichskanzler Stresemann kommuniziert, und eines weiteren Schreibens von Pizzardo.[Kein Betreff]
Sono sul punto di partire per Berlino, giacché a causa della crisi ho per consiglio del Ministero degli Esteri dovuto differire sino ad oggi la partenza; ma almeno all'ultimo momento (giacché ho dovuto sistemare una infinità di cose, come accade sempre prima di una partenza) voglio ringraziarLa della Sua cara lettera giuntami stamane.
La ringrazio infinitamente di quanto Ella mi dice circa la somma delle lire cinquantamila e di quanto Ella ha avuto la grande bontà di ottenermi per il carbone. Spero del resto che, facendo (come già Le scrissi) la massima economia, questa spesa potrà ridursi al minimum. Quello che pur troppo costerà assai sono i viaggi a Berlino! Ma ad ogni modo Le farò che [sic] nota che Ella mi richiede.
Le sono pure infinitamente grato per quanto Ella mi comunica circa una futura diocesi. È per me (sembrami) l'unico modo possibile per trovare un'uscita altra che una pura e semplice rinunzia (alla quale pure del resto mi adatterei con gioia, perché potrei allora consacrarmi liberamente a studi e ministero); non tengo però affatto a che sia una grande ed importante diocesi; mi contento anche di una piccola e modesta, massime se essa fosse in un centro, ove vi fosse una buona biblioteca …
Quello invece, in cui non sono affatto d'accordo con Lei, è il genere di vita che Ella mena, sbagliatissimo, assurdo! Ella fa male, malissimo, a ricevere fino alle nove della sera. Mons. Tedeschini, il quale godeva la fiducia del defunto Pontefice, come Ella meritatamente gode quella dell'attuale, dopo l'una e mezza o le due metteva il catenaccio. È giustissimo che Ella riceva le visite importanti e si occupi direttamente degli affari principiali (come è stata la visita del Re di Spagna – del resto, a quanto mi si dice, ottimamente riuscita – o l'azione cattolica, ecc.); ma poi vi è tutta una zavorra di cose di nessuna importanza nella Segreteria di Stato, per le
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quali Ella può incaricare di
ricevere ed occuparsi qualcuno dei Suoi impiegati. Il metodo, che Ella segue, non è affatto
adatto a servire nel miglior modo possibile il S. Padre e la S. Sede, perché la
Sua salute non potrà resistere a tal genere di vita e un brutto giorno dovrà lasciare tutto,
con danno non solo Suo personale, ma anche del S. Padre, il Quale non avrà più presso
di Sé un collaboratore così diligente, coscienzioso, intelligente e fedele. Le pare che
questo sia bene? – Non è possibile (al di fuori del danno della salute) che possa capitarLe
qualche cosa di sfavorevole, perché nessun Superiore (perdoni l'espressione) sarà tanto
sciocco di privarsi di un elemento così prezioso com'è Lei; ma non vi è dubbio che Ella si
prenderebbe molto meno odiosità e creerebbe meno malcontenti, se, dividendo il lavoro,
potesse meglio contentare, in quanto è possibile, tutti. Del resto, io sono convinto che (se
Ella non si rovinerà in questo modo la salute) avrà un giorno il posto che Le profetizzai
un'altra volta. È esso un posto essenzialmente di fiducia; ora chi più di Lei la gode
attualmente? – Torno poi ad insistere che Ella venga qui per tre o almeno
due settimane a curarsi. Ora la stagione è poco propizia in quanto che le
giornate sono troppo corte, ma già a Gennaio o Febbraio la cosa andrebbe benissimo. È
inutile che Ella prenda le vacanze a Stella S. Martino od altri simili luoghi caldi,
ove Ella invece soffre; ci vuole aria vigorosa, come sulle montagne bavaresi, ed al tempo
stesso una cura conveniente e diligente. Tutto ciò Ella avrebbe, se mi dà ascolto.
Per la spesa, come Le ho detto, non avrebbe che quella del viaggio; io farei in modo che
Ella non prenderebbe obbligazione con nessuno. Si decida dunque; è il miglior modo
perché Ella possa efficacemente e durevolmente servire il S. Padre.In fretta con vero inalterabile affetto
Sempre Suo Affmo
+ Eugenio Pacelli
<P.S. Grazie anche del telegramma cifrato circa l'Appello dell'Ex-Cancelliere Stresemann. Il Sig. Mayer [sic], Consigliere dell'Ambasciatore di Germania in Roma, vi aveva del resto proprio ieri mattino dato notizie in proposito. –
Spero che il Carmo Mgr. Magl. possa anche ottenere quanto desidera. – La Sua lettera andrà subito nella stufa a bruciare.>1
1↑Hds. eingefügt von Pacelli.