Dokument-Nr. 11414
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe
Berlin, 06. Januar 1927

Regest
Pacelli bedauert, aufgrund einer schweren Grippeerkrankung und diverser anderer dringender Verpflichtungen den von Gasparri erbetenen Bericht über eine mögliche Koalition der Zentrumspartei mit der SPD gegenwärtig nicht verfassen zu können und verweist auf frühere Berichte, in denen er das Thema bereits ausführlich behandelte. Der Nuntius hält sowohl die rechten Parteien, deren Mitglieder größtenteils Protestanten sind, als auch die seiner Meinung nach atheistischen und materialistischen Sozialdemokraten für katholikenfeindlich, auch wenn letztere in jüngster Zeit aus strategischen Gründen ihre Angriffe auf Rom und die Kirche mäßigten. Zudem sieht der Nuntius es als erwiesen, dass ein Konkordat und Schulgesetze im Sinne der katholischen Kirche eher durch eine Zusammenarbeit mit der DNVP als mit der SPD zu erreichen sind. Zwar haben die beiden Parteien nicht die Mehrheit im Parlament, doch Pacelli glaubt, dass eine Koalition der rechten Parteien auch andere für konservative Ideen gewinnen würde. Er gibt jedoch zu bedenken, dass viele Zentrumsmitglieder sich nur marginal für religiöse Belange, sondern eher für innen- und außenpolitische Themen interessieren, offen mit Sozialisten wie dem verstorbenen Reichspräsidenten Ebert sympathisieren, das alte Regime verabscheuen und eine Koalition mit den Deutschnationalen sowie jedwede bürgerliche Koalition vehement ablehnen. Angesichts des von Gasparri angekündigten Besuchs eines Zentrumsmitglieds in Rom mahnt Pacelli zu Vorsicht und Zurückhaltung, zumal der Nuntius es befremdlich findet, dass das Zentrum, das sich bis dato überkonfessionell und unabhängig gab, offenbar Direktiven vom Heiligen Stuhl erhalten will.
Betreff
Sulla collaborazione dei cattolici coi socialisti in Germania
Eccellenza Reverendissima,
Mi è giunta iersera la venerata lettera dell'Eccellenza Vostra Reverendissima in data del 2 corrente, nella quale Ella, in vista della prossima venuta a Roma di un Signore del Centro, mi chiede un rapporto sulla questione dell'alleanza dei cattolici coi socialisti, specialmente di fronte agli interessi religiosi.
Trovandomi in letto a causa di una forte influenza con bronchite, chiedo venia all'Eccellenza Vostra se (anche a motivo degli innumerevoli altri lavori, cui cono costretto ad attendere, malgrado il mio attuale stato di salute), oso di pregarLa, nella impossibilità di eseguire convenientemente l'ordine impartitomi, a voler far riassumere i seguenti miei rispettosi Rapporti, nei quali detta questione è stata già da me ampiamente trattata:
N. 31414 del 22 Ottobre 1924 (in risposta al
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Dispaccio N. 34408 del 12 Settembre s. a.)
N. 33513 del 6 Settembre 1925 (in risposta al Dispaccio N. 41965 del 28 Maggio s. a.)
N. 33567 del 12 Settembre 1925 (in risposta al Dispaccio N. 45372 [sic] del 31 Agosto s. a.)
Come mi permisi di osservare anche nell'ossequioso Rapporto N. 35269 del 26 Maggio 1926 "Sulla relazione del Rev. P. Bea S. J.'de statu rei catholicae in Germania'" (riscontrato col Dispaccio N. 1360/26 del 9 Giugno s. a.), è vero che i partiti di destra, composti nella grande maggioranza (non totalmente) di protestanti, sono spesso ostili alla Chiesa cattolica, e che anzi talvolta il furor protestanticus può spingerli perfino a sacrificare gli stessi propri interessi pur di combattere la odiata Roma; tuttavia non meno avversi ai principi cattolici sono i socialisti, atei e materialisti, i quali per ragioni prevalentemente tattiche, e quindi transitorie, hanno moderato negli ultimi tempi la loro condotta ed i loro attacchi. Sembra del resto dimostrato dall'esperien-
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za che un buon Concordato (si ricordi il precedente della Baviera) ed una legge scolastica favorevole alla scuola confessionale - le due più importanti questioni religiose del momento presente - potranno aversi, sempre bensì con enorme difficoltà, ma nondimeno più probabilmente, mediante un'alleanza col partito tedesco-nazionale anziché coi socialisti. La stessa democratico-giudaica Frankfurter Zeitung nel N. 851 del 14 Novembre 1926 riconosceva espressamente che una soluzione della questione concordataria in senso favorevole alla Chiesa "è concepibile soltanto, se si addivenisse nel campo dei partiti politici ad una intesa fra il Centro ed i tedesco-nazionali". È ben vero che questi due gruppi non raggiungono da soli la maggioranza nel Parlamento; tuttavia non sembra che sarebbe <forse>1 del tutto impossibile <in>2 una coalizione dei partiti di destra di attirare anche altri elementi a tendenze conservatrici. Senonché pur troppo nella maggior parte dei membri del Centro (essi hanno, ad esempio, finora manifestato, salvo lodevoli eccezioni, scarso inter-
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esse per il Concordato) a simili problemi religiosi prevalgono le considerazioni, ritenute dai medesimi più importanti ed urgenti, della politica estera e della politica interna sociale, nonché le loro non dissimulate simpatie per i socialisti e l'avversione, in parte senza dubbio giustificata, contro l'antico regime. (Si confronti, ad es., anche il discorso pronunziato dallo Stegerwald, e riprodotto dalla Germania del 17 Novembre 1926 N. 336, ove si nega espressamente che la questione scolastica possa essere "la pietra angolare" della politica del partito.) È così che il Centro, come si è visto anche in questi giorni, respinge subito con ogni energia qualsiasi proposta di coalizione coi tedesco-nazionali o di formazione di un blocco dei partiti borghesi. Del resto, quanto alla politica estera, dopo il patto di Locarno e l'entrata della Germania nella Società delle Nazioni, non sarebbe più possibile, nemmeno nell'eventualità della partecipazione dei tedesco-nazionali al Governo, di cambiare il corso attuale; e quanto
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alla restaurazione monarchica, i più chiaroveggenti membri di questo partito, ad esempio il Prof. Hoetzsch, sono essi stessi persuasi della impossibilità, almeno per ora, di una restaurazione.
Tralascio poi di menzionare la confusione, che negli animi dei cattolici possono apportare gli elogi, incondizionati e senza restrizione, fatti dal partito del Centro a personaggi socialisti, come ad esempio al Presidente Ebert, morto apostata ed impenitente, ed al Severing, in occasione della sua recente dimissione da Ministro dell'Interno in Prussia. (cfr. la lettera del Sig. Porsch nella Kölnische Volkszeitung N. 745 dell'8 Ottobre 1926).
È superfluo infine che richiami l'alta attenzione dell'Eccellenza Vostra sul bisogno di usare, a mio umile avviso, grande riserva e circospezione nei colloqui col detto Signore del Centro, affinché non si ripeta il fatto del Sig. Marx, il quale, tornato dal suo viaggio di Roma nel Maggio 1925, pretese di affermare che la politica del partito aveva incontrato la piena compren-
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sione ed il gradimento della S. Sede (cfr. succitato Rapporto N. 33513 e Dispaccio N. 41965). Sembra del resto alquanto strano che il Centro, il quale si è proclamato sinora partito puramente politico, non-confessionale <ed>3 indipendente, desideri adesso le direttive della S. Sede circa la eventuale campagna elettorale.
Profitto dell'incontro per confermami con sensi di profondo ossequio
Dell'Eccellenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Hds. von Pacelli eingefügt.
2Hds. von Pacelli eingefügt.
3Hds. von Pacelli eingefügt.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe vom 06. Januar 1927, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11414, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11414. Letzter Zugriff am: 04.12.2024.
Online seit 25.02.2019, letzte Änderung am 01.02.2022.