Dokument-Nr. 15222
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 31. Januar 1924
Regest
Pacelli versichert, die deutschen Ordinariate weisungsgemäß über die Regelungen hinsichtlich der Zahlung von ausstehenden Gebühren für Reskripte, Breven und Apostolische Bullen in deutscher Währung informiert zu haben. Er macht jedoch darauf aufmerksam, dass der Rektor des Priesterkollegs Santa Maria dell'Anima in Rom Brenner, der in dieser Angelegenheit als Agent der römischen Kurie auftritt, die Gebühren in Mark verlangt haben soll. Darüber hinaus gewährte die Konsistorialkongregation den Bischöfen im Jahr 1920, die zurückgestellten Zahlungen am Ende des Jahres an die Nuntiatur zu entrichten und das Zahlungsverzeichnis zu übergeben. Die Kongregation beauftragte Pacelli im Jahr 1922 damit, die Gebühren wegen des ungünstigen Wechselkurses zwischen Lira und Mark bis auf Weiteres in Deutschland zurückzuhalten. Pacelli zahlte die Summe bei der Bayerischen Staatsbank ein. Die Sparguthaben belaufen sich derzeit auf 56,66 Billionen Papiermark im Wert von 300 Lire. Da trotz der wirtschaftlichen Stabilisierung in Deutschland ein neuer Verfall der Währung befürchtet wird, empfiehlt Pacelli den Wechsel des Geldes in Lire und dessen Überweisung an den Heiligen Stuhl. Er bittet um Weisung.Betreff
Sulle tasse per rescritti, brevi e bolle apostoliche
Questa Nunziatura non ha mancato, presentandosene l'occasione, di portare quanto sopra a conoscenza delle Revme Curie Vescovili; alcune di queste, tuttavia, hanno continuato ad inviare in Marchi non solo le tasse percepite nell'uso delle facoltà concesse loro dalla S. Sede, ma anche una parte di quelle dovute per i summenzionati rescritti, brevi e bolle, affermando che così risultava dai conti ricevuti dall'Agente (Rettore dell'Anima) in Roma.
3v
Mi sia lecito altresì di ricordare a tale riguardo
come, secondo il Dispaccio della S. Congregazione ConcistorialeN. 94/20 del 23 Gennaio 1920, gli Ordinari, autorizzati
allora a pagare in Marchi, alla fine dell'anno potevano, se così credessero,
rimettere le corrispondenti somme colla relativa specifica alla Nunziatura, affinché fossero
presso di essa conservate. Allorché cominciò la caduta del marco, mi
permisi di inviare qualche tassa a Roma, ove, cambiata in lire, poteva essere preservata da
ulteriore deprezzamento; in ossequio però all'ordine nuovamente impartitomi di ritenere qui
le tasse in discorso (Dispaccio della S. Congregazione Concistoriale N. 424/22 dell'8 Luglio 1922), depositai le varie somme presso la Bayerische Staatsbank a conto corrente, conservando nell'Archivio le anzidette specifiche quali mi venivano
trasmesse dalle rispettive Curie (Bamberga, Breslavia, Ermland, Fulda, Münster, Rottenburg -
oltre ciò a qualche altra tassa speciale). Tali de-4r
positi
hanno raggiunto la somma di Marchi-carta 56.664.541.849.265, cifra, in quanto tale, assai
superiore a quella delle tasse prescritte, giacché, ad esempio, la Curia vescovile di
Münster, la quale, secondo il conto dell'Agente, avrebbe dovuto pagare per il secondo
semestre 1923 Marchi 9.127.341.845.102, ha inviato invece 50 billioni. In realtà, però,
(secondo quanto ho avuto già occasione di riferire all'E. V.) a
partire dal 1° corrente non vengono dalla Banca calcolati se non Billioni 56,66, non
rappresentando più tutta la rimanente somma di Marchi 4.541.849.265 alcun valore. I
menzionati Billioni 56,66 equivalgono attualmente a circa Lire trecento; e siccome non pochi
temono una nuova caduta del marco, sottopongo al superiore giudizio dell'E. V., se non
sarebbe forse opportuno, per evitare altre perdite, di cambiare quella somma in lire, che mi
darei poi premura di rimettere alla S. Sede.4v
In attesa
pertanto delle venerate istruzioni dell'E. V., m'inchino