Dokument-Nr. 165
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 02. Februar 1924

Regest
Auf Gasparris Anfrage hin gibt Pacelli nähere Informationen zu den Kürzungen der finanziellen Zuwendungen für katholische Geistliche infolge der Finanzkrise in Deutschland. Der Nuntius schickt voraus, dass zwischen den Zuwendungen des Reichs und denen der deutschen Staaten zu unterscheiden ist. Aufgrund der starken Inflation hatte die Reichsregierung Geistlichen, deren Erträge aus Benefizien nicht ausreichend waren, Zuschüsse erteilt. Wie der Freiburger Erzbischof Fritz in seinem Weihnachtshirtenbrief vom 13. Dezember 1923 anmerkte, wurden die Reichszuwendungen dann jedoch nach und nach gestrichen. Auch die einzelnen Staaten kürzten die Zuschüsse, weil ihnen, wie der badische Finanzminister Köhler dem Freiburger Erzbischof gegenüber erklärte, die finanziellen Mittel fehlten. Daraufhin sah sich Fritz verpflichtet, die Gläubigen seiner Diözese durch den erwähnten Hirtenbrief zu Spenden aufzufordern. Pacelli missfällt die Formulierung des Hirtenbriefs, wonach die Zuwendungen allein aus staatlichem Wohlwollen erwüchsen, da diese Darstellung ihre Ursprünge in den Enteignungen von Kirchenbesitz in der Säkularisation ausblendet. Er machte den Freiburger Erzbischof hierauf vorsichtig aufmerksam.
Danach kommt Pacelli auf die Lage in den anderen Staaten zu sprechen: In Preußen wurde die Kirchensteuer erhöht, um die Einkünfte des Klerus zu sichern. In Hessen werden die staatlichen Vorauszahlungen bis Oktober 1924 gänzlich gestrichen, was zu extremen wirtschaftlichen Schwierigkeiten führen wird und ebenfalls eine Erhöhung der Kirchensteuer zufolge hat. In Bayern wurde der Regierungsentwurf zur Bezügekürzung für die Geistlichen von den BVP-Politikern Wohlmuth und Held heftig kritisiert und selbst von den DDP-Abgeordneten Eisenbeis und Arnold als ungenügend gewertet. Die Regierung versprach daraufhin eine neue Bewertung der Angelegenheit, die auf gewisse Zuwendungen hoffen lässt. Zum Schluss gibt Pacelli trotz des delikaten Themas zu bedenken, ob der Heilige Stuhl in einem geeigneten Moment und mit Verständnis für die Notlage in Deutschland bei den Regierungen Vorbehalt gegen dieses Vorgehen einlegen sollte, damit die einseitige staatliche Kürzung keine Präzedenzfälle schafft.
Betreff
Circa la soppressione o diminuzione degli assegni per il Clero
Eminenza Reverendissima,
Mi è ieri pervenuto il venerato Dispaccio dell'Eminenza Vostra Reverendissima N. 25768 in data del 27 Gennaio p. p. relativo alla soppressione o diminuzione degli assegni per il Clero.
Occorre distinguere due diverse specie di contributi dello Stato: quelli corrisposti dal Reich, e quelli pagati dai singoli Paesi.
Il Governo del Reich durante la straordinaria inflazione degli ultimi tempi concesse sussidi agli ecclesiastici, le cui rendite beneficiali non erano sufficienti. Come, tuttavia, Mons. Fritz, Arcivescovo di Friburgo (Baden), comunicò nella sua Pastorale del 13 Dicembre scorso (cui accennò anche l'Osservatore Romano del 13 Gennaio p. p.), il Reich per mancanza di danaro cominciò sin dal suddetto mese di Dicembre a ridurre i suoi contributi ad un terzo, per poi diminuirli ancora progressivamente, ed infine farli cessare del tutto.
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Da parte loro, anche i singoli Paesi o Stati hanno ridotto, sebbene in varia misura, gli assegni per il Clero, come del resto anche quelli dei funzionari governativi. - Ciò si è verificato ad esempio, nel Baden, secondo che risulta parimenti dalla succitata Pastorale. Quel Revmo Arcivescovo, da me interrogato al riguardo, mi ha significato con lettera del 21 Gennaio p. p. che egli trattò personalmente la cosa in un colloquio avuto il 27 Novembre col Presidente del Baden, il quale però, pur essendo buon cattolico, gli dichiarò che lo Stato per mancanza di mezzi non può aiutare il Clero. In conseguenza di ciò Mons. Fritz emanò la più volte menzionata Pastorale, affine di esortare i fedeli a generose elargizioni a favore dei sacerdoti ed indurli al pronto pagamento delle imposte ecclesiastiche. "Tale scopo, conclude egli nell'anzidetta lettera, è stato raggiunto, ed il sostentamento del Clero è assicurato almeno sino al prossimo Maggio, salvo straordinarie impreviste circostanze." Nella medesima Pastorale, tuttavia, mi è sembrato inopportuno l'aver il menzionato Arcivescovo presentato i contributi dello Stato al Clero curato (pre-
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scindendo naturalmente dalle parrocchie già di patronato governativo) quasi come puramente graziosi e quindi liberamente ed unilateralmente revocabili, mentre che lo Stato stesso (giusta quanto ho avuto più volte occasione di rilevare nei miei rispettosi Rapporti), in seguito alla secolarizzazione, che tolse alla Chiesa cattolica beni di inestimabile valore, i quali sarebbero stati più che sufficienti a soddisfare tutti i suoi bisogni, non può sottrasi [sic] equamente all'obbligo di corrispondere convenienti prestazioni finanziarie per i Ministri del culto. Ciò ho delicatamente rilevato nella mia accusa di ricevimento a Mons. Fritz, pur aggiungendo che la Chiesa è senza dubbio sempre disposta a tener ragionevolmente conto della difficile situazione finanziaria dello Stato.
In Prussia (come rilevo dal Bollettino ufficiale ecclesiastico della diocesi di Osnabrück del 23 Gennaio scorso) le rendite annue dei parroci, secondo una comunicazione del Ministro del Culto in data del 28 Dicembre s. a., vengono calcolate dai Marchi-oro 2.200 ai 3.480. Anche qui, nondimeno, a causa della diminuzione dei contri-
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buti dello Stato, si è dovuto ricorrere ad una maggior estensione delle imposte ecclesiastiche (cfr. Bollettino ufficiale della diocesi di Limburg del 1° Dicembre 1923).
Più misera è la situazione nell'Hessen. Come infatti si legge nel Bollettino ufficiale ecclesiastico della Diocesi di Magonza del 12 Dicembre s. a., "i Ministri dell'Interno e delle Finanze hanno comunicato a quella Curia vescovile che le anticipazioni dello Stato, sulle quali in queste ultimi tempi erano essenzialmente basati gli assegni degli ecclesiastici, sarebbero notevolmente ridotte dal 1° Dicembre e man mano diminuite, sino a cessare del tutto al più tardi col 1° Ottobre 1924. ...Gli assegni anzidetti rappresentano quindi dal 15 Dicembre soltanto la metà di quelli corrisposti finora...Si avrà per conseguenza un periodo di estrema economia e ristrettezza. Per provvedere in qualche modo ai bisogni più urgenti, occorre di esigere in larga misura le imposte ecclesiastiche, le quali non erano finora che assai limitate. In una conferenza, cui hanno preso parte le competenti Autorità del Reich, dello Stato ed ecclesiastiche, si è fortemente insistito su tale necessità, stabi-
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lendo altresì che a partire dal 1° Aprile 1924 le imposte anzidette, così generali che locali, debbano essere fissate e riscosse in valore oro...Per riparare poi in qualche maniera al deficit degli stipendi sino al 1° Aprile 1924, si è dovuta introdurre, d'accordo colle Autorità del Reich e dello Stato, una imposta ecclesiastica suppletiva per il passato anno 1923".
Anche in Baviera il Governo è venuto nella determinazione di diminuire gli assegni degli ecclesiastici, ed il relativo progetto venne discusso il 29 Gennaio p. p. nella Commissione delle Finanze del Landtag (cfr. allegato N. 30 del Bayerischer Kurier). Gli onorari degli Arcivescovi, dei Vescovi e dei Capitoli subiranno la stessa riduzione che quelli dei funzionari dello Stato. Per ciò poi che si riferisce agli assegni del Clero avente cura d'anime, il progetto prevedeva una diminuzione anche maggiore che per gl'impiegati governativi, ed anzi in alcuni casi tale da rendere impossibile la vita agli ecclesiastici. Il Sig. Ministro del Culto Dr. Matt cercò di difendere la proposta, affermando che, per quanto penoso possa essere
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un simile provvedimento, lo Stato non può dare ciò che non ha, ed aggiungendo che gli assegni in discorso avrebbero potuto essere migliorati per mezzo delle imposte ecclesiastiche. Ma il progetto governativo, che fu giudicato insufficiente anche dai deputati democratici Eisenbeiss [sic] e Arnold, sollevò vive proteste da parte specialmente dei deputati Canonico Wohlmuth e Sig. Held. Quest'ultimo respinse anche l'affermazione del Ministro, che cioè lo Stato ha obblighi giuridici verso gl'impiegati, ma non verso gli ecclesiastici, e dimostrò la impossibilità di procurare i necessari mezzi mediante più elevate imposte ecclesiastiche, massime ora che nelle campagne i patrimoni sono già talmente gravati, che nulla ormai resta per altri pagamenti. Il Governo si vide perciò costretto a promettere che il Ministero delle Finanze esaminerebbe di nuovo la cosa, lasciando sperare un contributo dai 200 ai 300 mila marchi-oro.
In complesso sembra potersi affermare che gli ecclesiastici, particolarmente i semplici vicari cooperatori parrocchiali (Hilfsgeistliche), versano spesso in grande strettezza nei territori della Diaspora, mentre che altrove la loro con-
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dizione è, per ora, sufficiente) <od almeno>1 tollerabile.
Quanto poi alle suddette soppressioni o diminuzioni di assegni, sarebbe altresì da considerare, se, malgrado la delicatezza dell'argomento, non convenga che la S. Sede al momento opportuno presenti su tale oggetto alle Autorità governative, in termini degni e rispondenti all'attuale difficile situazione, le riserve eventualmente necessarie per salvaguardare la questione di principio ed impedire che simili procedimenti, sebbene inevitabili e di carattere per sé transitorio, possano costituire, perché unilaterali, un precedente per l'avvenire. Mentre pertanto sottopongo tale dubbio al superiore giudizio dell'Eminenza Vostra, m'inchino umilmente al bacio della sacra Porpora, e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Hds. eingefügt von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 02. Februar 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 165, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/165. Letzter Zugriff am: 11.12.2024.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 25.02.2019.