Dokument-Nr. 1721
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 27. September 1922
Regest
Pacelli teilt mit, dass die Memoiren Wilhelms II. in Kürze erscheinen werden. Da der Nuntius die geistig gestörte und fantasievolle Natur des Kaisers kennt, versuchte er über den Abt der Benediktinerabtei Maria Laach und Vertrauten des Kaisers, Herwegen, Einfluss auf den Text zu nehmen. Das war allerdings nicht mehr möglich, aber er erhielt vertraulich die entsprechenden Druckfahnen, die er beilegt. Im Kapitel zur Friedensinitiative Benedikts XV. vom August 1917 stellt der Kaiser insbesondere Pacellis Besuch in Kreuznach im Juni des Jahres verdreht dar. Der Nuntius erinnert den Kardinalsstaatsekretär an ihre Korrespondenz. Er berichtete, dass ihm der Kaiser überspannt und nicht ganz normal erschien. Wilhelm II. behauptete seinerzeit, Deutschland habe den Krieg nicht provoziert, sondern sich gegen die Ausdehnungsbestrebungen Englands verteidigen müssen, darüber hinaus stellten die Friedensbemühungen des internationalen Sozialismus eine Gefahr für den Frieden dar und letztlich sei ein feierlicher päpstlicher Aufruf an den Klerus und die Gläubigen aller Völker der Erde von Nöten. Pacelli seinerseits forderte den Kaiser zur Einstellung der Deportationen von belgischen Arbeitern auf und er übergab ein Handschreiben Benedikts XV. In seinen Memoiren verschweigt Wilhelm II. allerdings viele Umstände, darunter die Deportationsfrage und die Übergabe des päpstlichen Briefs. Der Kaiser behauptet zudem, der Nuntius habe etliche Einwände gegen seine Vorschläge zu einer päpstlichen Friedensinitiative erhoben. Des Weiteren habe sich der "Kaplan", der Pacelli begleitete, gemeint ist der damalige Auditor der Münchener Nuntiatur Schioppa, an dem Gespräch oft unaufgefordert beteiligt, den Vorschlag einer Friedensinitiative als gefährlich für den Papst angesehen und mehrfach auf die feindliche "Piazza" hingewiesen. Der Kaiser schließt seine Darstellung damit, dass der Nuntius seinen Ausführungen zugestimmt habe. Pacelli empfiehlt angesichts der breiten Öffentlichkeit, die die Memoiren in Deutschland und in Frankreich erreichen werden, schnell mit einer deutlichen Gegendarstellung zu reagieren. Er bittet um entsprechende Weisung.Betreff
Le Memorie del Kaiser e l'azione pontificia per la pace nel 1917
Verso la metà dello scorso mese di Agosto venni ad apprendere che nelle Memorie del Kaiser, la cui pubblicazione si annunziava come prossima, vi era un capitolo sull'azione pontificia per la pace nel 1917. Conoscendo la natura squilibrata e fantastica di Guglielmo II, e prevedendo quindi che le più strane inesattezze avrebbero potuto apparire in così delicata materia, pregai l'ottimo e Revmo D. Ildefonso Herweger [sic] O. S. B., Abate di Maria Laach, il quale è stato sempre persona grata all'Imperatore, di adoperarsi perché me ne fosse comunicato precedentemente il testo; in tal guisa avrei potuto proporre gli opportuni emendamenti, e sarebbe stata così evitata la eventualità di dannose polemiche e di spiacevoli smentite e rettifiche. Il sullodato P. Abate non esitò, in seguito a tale preghiera, di recarsi personalmente dal Kai-
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ser in Olanda; vi
apprese però essere la stampa del libro talmente inoltrata da rendere impossibile qualsiasi
correzione. Tuttavia egli ha ricevuto ora riservatamente per incarico dell'Imperatore
le relative bozze, che qui accluse compio il dovere di
trasmettere senza indugio all'Eminenza Vostra Reverendissima.Il summenzionato capitolo intitolato "Il Papa e la pace" tratta della mia visita all'Imperatore in Kreuznach nel Giugno 1917. – Non occorre che ricordi all'Eminenza Vostra come in detta occasione ero incaricato di rimettere a Sua Maestà una Lettera Autografa del S. Padre, nella quale l'Augusto Pontefice esprimeva le Sue ansiose preoccupazioni per il prolungarsi della guerra e per l'accumularsi delle rovine materiali e morali, che ne derivavano.
Avevo poi istruzione di esortare caldamente l'Imperatore a fare tutto il possibile per mettere fine a tanti mali, anche se per ciò fosse necessario di rinunziare a qualcuno degli scopi di guerra, perseguiti dal popolo tedesco (Dispaccio N. 34657 del 13 Giugno 1917). Nel cifrato del 30 Giugno e nel rispettoso Rapporto N. 440 di quello stesso giorno ebbi l'onore di dare all'Eminenza Vostra ampia informazione della mia visita al Kaiser in Kreuznach. Riferii come Guglielmo II, il
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quale appariva di aspetto esaltato ed
anormale, mi avesse risposto che la Germania non aveva provocato la guerra, ma era costretta
a difendersi contro le mire di distruzione dell'Inghilterra, la cui potenza offensiva
(aggiunse egli dando col pugno stretto un vigoroso colpo nell'aria) doveva essere spezzata.
Parlò poi, tra l'altro, dei pericoli che presentava l'azione del socialismo
internazionale per la pace ed espresse il pensiero che il S. Padre emanasse
un Atto solenne, diretto al clero ed ai fedeli di tutto il mondo, nel quale comandasse loro
la preghiera ed il lavoro, concorde in favore della pace. Nella medesima Udienza imperiale
io insistetti altresì vivamente, a nome di Sua Santità, presso il Kaiser, affinché ordinasse
che fosse posto un termine alle deportazioni degli operai nel Belgio;
argomento, di cui mi ero pure interessato nel precedente soggiorno a Berlino.Ora invece la narrazione del Kaiser nelle sue Memorie capovolge completamente i fatti. Nessun accenno vi si riscontra non solo sull'argomento delle deportazioni, ma nemmeno circa la Lettera pontificia e le suaccennate esortazioni da me fattegli in nome del S. Padre. È egli,
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Guglielmo II, – ed egli unicamente, – il quale si sforza
invece con lunga predica di persuadere il Nunzio sull'obbligo del Papa, che il mondo
cattolico designa come "Vicario di Cristo in terra", d'interporsi per la pace. Il Nunzio
muove contro tale idea parecchie obbiezioni, (che io non ho in realtà mai espresso; come, ad
esempio: che i diversi Episcopati difficilmente avrebbero seguito le ammonizioni dell'Atto
pontificio desiderato dall'Imperatore; che al Papa riusciva malagevole di fare qualche cosa
di pratico per la pace, non avendo Egli territorio proprio, ma dipendendo in Roma dalla
potestà civile, ecc.); tuttavia finisce col rimanere persuaso dagli argomenti
dell'Imperatore. Invece il "Cappellano", che lo accompagna (il Kaiser vuole alludere
all'Uditore, Revmo Mons. Schioppa), – ed il quale s'immischia nella
conversazione, anche senza essere interrogato, ogniqualvolta teme che il Nunzio si lasci
influenzare dalle parole dell'Imperatore(1), – dichiara un simile 7r
passo
del S. Padre come assolutamente impossibile, giacché ne deriverebbero conseguenze
pericolose. Il Governo ecciterebbe subito la "piazza" contro il
Vaticano, il quale potrebbe essere assalito, correndo così rischio la vita stessa del Papa.
Il Kaiser non vuol credere a queste asserzioni, ma il "cappellano" si riscalda sempre più e
dipinge a foschi colori il terrore della "piazza". L'Imperatore obbietta che, per occupare
il Vaticano, sarebbe necessaria una batteria di mortai pesanti e di obici, nonché pionieri e
truppe d'assalto per un regolare assedio, cose tutte, le quali non sono a disposizione della
"piazza", e che inoltre in Vaticano si erano presi provvedimenti contro simili eventualità.
Questo tema della "piazza" torna ripetutamente sino alla fine, allorché il Kaiser, dopo aver
riferito le sue parole sulla necessità che il Papa sia pronto per la grande causa della pace
anche al martirio ad imitazione del Redentore, il Quale non temette 7v
le monde doit
être regagné à la paix. Je transmettrai vos paroles à Sa Sainteté', mentre che il
"cappellano" si rivoltava scuotendo il capo e mormorando fra sé: 'Ah, la Piazza, la
Piazza!'"Data la enorme diffusione che avranno in tutto il mondo le Memorie anzidette, di cui è già cominciata la pubblicazione sui pubblici fogli di Germania, di Francia, ecc., sarebbe a mio subordinato avviso, indispensabile di opporre, appena il capitolo in discorso verrà alla luce (il che sembra avrà luogo verso la metà del prossimo mese di Ottobre), una pronta e chiara smentita a così fantastica narrazione, la quale, oltre tutte le sue inverosimili stranezze, fa apparire di fronte alla storia come se la celebre Nota del Sommo Pontefice Benedetto XV di santa memoria, emanata nel susseguente mese di Agosto, fosse stata non una iniziativa propria di questo Grande Papa della pace, ma una conseguenza dell'impulso dato con tanta insistenza dall'Imperatore di Germania. Sarei poi vivamente grato, se l'Eminenza Vostra si degnasse di farmi conoscere colla maggior possibile sollecitudine, se ed in quali termini Ella si propone di formulare la smentita medesima, affinché anche io possa
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agire da mia parte nello stesso
senso.Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
(1)↑Non è inutile di notare
che il Revmo Mons. Schioppa non assistette alla Udienza ufficiale da me avuta presso
l'Imperatore alle ore 12 ¾, ma soltanto alla colazione, che la seguì, ed alla
conversazione che ebbe luogo, come di consueto, cogli altri invitati dopo la
medesima.
1↑Hds. gestrichen, vermutlich von Pacelli.