Dokument-Nr. 20229
Pacelli, Eugenio
an Sbarretti, Donato Raffaele
[Berlin], 29. Mai 1928
Regest
Pacelli entschuldigt sich dafür, dass er für die Beantwortung der Weisung des Präfekten der Konzilskongregation Sbarretti über die Sportübungen für junge Mädchen im Deutschen Reich so viel Zeit benötigte. Der Nuntius übersendet die Leitsätze und Weisungen zu verschiedenen Sittlichkeitsformen, welche die deutschen Bischöfe im Januar 1925 herausgaben, um die besorgniserregenden Formen der um sich greifenden Unmoral zu bekämpfen. Der Jesuitenpater Schröteler kommentierte diese Leitsätze umfassend in seinem Buch über Sitte und Sittlichkeit. Pacelli zitiert aus den Leitsätzen: Turnübungen sollen geschlechtergetrennt sowie in angemessener Kleidung durchgeführt und sportliche Wettkämpfe für Frauen und Mädchen dürfen nicht zugelassen werden. Der Nuntius berichtet, dass es auch in Deutschland viele Menschen gibt, die es für notwendig erachten, dass junge Frauen bei Turnübungen Badeanzüge oder ähnliche Kleidung tragen oder gar nackt sind. Gute und ernsthafte Katholiken weisen solche verwerflichen Forderungen zurück, doch es gibt auch katholische Frauen, die an Kursen in sogenannten Rhythmusschulen teilnahmen, die zum Verlust jedweder Schamhaftigkeit führen sollen. Auch die perverse Propaganda der Nacktkultur greift vor allem unter Berliner Katholiken um sich. Weitaus verbreiteter ist die Meinung, dass es für Frauen und Mädchen angemessen sei, Turnübungen in enganliegenden Hosen und Blusen durchzuführen. So versucht vor allen die Turnerschaft, diese Kleidung nicht nur in geschlossenen Räumen, sondern auch bei Sportveranstaltungen in Stadien durchzusetzen. Es gibt auch viele Katholikinnen in diesen Vereinen, was dazu führte, dass die bayerischen Bischöfe ihnen die Teilnahme am Bayerischen Turnfest in Neuburg an der Donau im letzten Jahr gemäß der oben genannten Leitsätze verboten. Im Allgemeinen vertreten die Katholischen Vereine und Schulen die Auffassung, dass Katholikinnen in rockähnlichen Hosen und langen, locker sitzenden Blusen turnen sollen. Weniger einig sind die Katholiken in der Frage von Turnübungen von Mädchen in der Öffentlichkeit. Einige möchten dies im Interesse der Gesundheit der Bevölkerung ausweiten, wozu die Regelungen für Turnübungen in geschlossenen Räumen übernommen werden könnten. Andererseits fordern Katholikinnen, die in katholischen Vereinen organisiert sind, und katholische Schulen, Turnübungen für Frauen und Mädchen in der Öffentlichkeit zu vermeiden. Mit wenigen Ausnahmen lehnen Katholiken Sportwettkämpfe für Mädchen und Frauen ab. Die Katholische Schulorganisation fragte im Jahr 1926 bei der Fuldaer Bischofskonferenz nach, ob ihre geplante Stellungnahme zur Turnkleidung und zu Sportwettkämpfen von Frauen und Mädchen, aus der Pacelli zitiert, zulässig sei. Die Fuldaer Bischofskonferenz genehmigte diese Stellungnahme. Allerdings stießen die bischöflichen Weisungen nicht nur bei Nichtkatholiken, die sie als Ergebnis "zölibatärer Verengung" ablehnen, sondern auch bei Katholiken auf Unverständnis, vor allem mit Blick auf das Argument, dass durch unangemessene Sportkleidung und durch Sportwttkämpfe eine Sünde droht. Wiederholt behaupteten auch ernsthafte und angesehene Katholiken, dass eine solche Gefahr nur in sehr geringem Umfang bestünde. Pacelli hält das Argument, dass das katholische Frauenbild durch unangemessene Kleidung und Sportwettkmämpfe in Gefahr ist, für eindrucksvoller. Denn er sieht eine ernste Gefahr für die öffentliche Moral und die christliche Ehe in der großen Bewegung, welche die Gleichmacherei der Geschlechter anstrebt. Der Generalsekretär der katholischen Schulorganisation Böhler teilte Pacelli mit, dass dieses Argument sogar diejenigen überzeugte, die den Anweisungen der Bischöfe reserviert gegenüberstanden. Abschließend zitiert der Nuntius aus der Richtlinie des preußischen Kultusministeriums vom 22. Januar 1927 für die Turnübungen an höheren Mädchenschulen über die Turnkleidung und Sportwettkämpfe für Mädchen.Betreff
Sugli esercizi ginnastici della gioventù femminile in Germania

Mi sia permesso innanzi tutto di ricordare come i Revmi Vescovi della Germania, di fronte alle manifestazioni sempre più preoccupanti della invadente immoralità, emanarono nel Gennaio 1925 dettagliate norme ed istruzioni, che l'E. V. troverà qui accluse, circa vari problemi morali attuali (Katholische Leitsätze und Weisungen zu verschiedenen modernen Sittlichkeitsfragen). Di esse ha dato un ampio commento il Rev. P. Schröteler S. J.



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Il N. VIII, 1
"La ginnastica deve aver luogo separatamente per i due sessi, e le lezioni di ginnastica debbono essere impartite da maestri dello stesso sesso degli alunni. L'abito ginnastico non deve offendere il pudore. Il costume da bagno nell'insegnamento della ginnastica non deve tollerarsi né per i ragazzi né per le ragazze. Esercizi al nudo, di qualsiasi genere, sono da riprovarsi. - Per le ragazze deve evitarsi ogni costume ginnastico che accentui le forme del corpo in modo provocante o che altrimenti non si confaccia al carattere femminile. La ginnastica per le ragazze deve aver luogo soltanto in sale od in luoghi non accessibili al pubblico. Se ciò non è possibile o se non può aversi un proprio costume ginnastico, occorre di limitarsi a quegli esercizi ginnastici, che possono essere eseguiti colle vesti ordinarie. - Esibizioni ginnastiche e gare sportive di ragazze e di donne non debbono ammettersi; esse creano per lo più
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un
carattere, che non si confà alla donna. Lo stesso dicasi per simili esercizi in seno alle
Associazioni".Anche in Germania non pochi ritengono come necessario per gli esercizi ginnastici della gioventù femminile il costume da bagno od un abito simile; alcuni anzi giungono perfino a richiedere che detti esercizi si facciano completamente, o quasi, al nudo (un maestro, Adolfo Koch


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Molto più diffusa è l'opinione essere opportuno
che gli esercizi ginnastici delle donne e delle ragazze siano fatti in calzoni abbastanza
stretti, i quali coprono la gamba superiore soltanto in parte, e con una camicetta o blusa
stretta-125v
mente aderente. Specialmente i "ginnasti tedeschi"
(die deutsche Turnerschaft

In generale i cattolici (Associazioni e scuole cattoliche) sostengono che l'abito adatto per gli esercizi ginnastici delle ragazze sono i calzoni larghi, simili a gonnelle, ed una camicetta lunga e non strettamente aderente.
Meno unanime è al contrario il modo di vedere
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dei cattolici riguardo agli esercizi ginnastici delle
ragazze in pubblico. Si dice infatti da alcuni che l'uso di tali esercizi non si
estenderebbe tanto, quanto è necessario nell'interesse della sanità del popolo, se le
ragazze non avessero occasione di mostrare talora anche in pubblico la loro capacità. In
tali occasioni potrebbe inoltre, sempre a parere dei medesimi, adottarsi il costume che i
cattolici stimano conveniente per gli esercizi nelle sale chiuse.Invece le donne e le ragazze cattoliche organizzate nelle Associazioni cattoliche, come pure le scuole cattoliche private, difendono l'opinione che gli esercizi ginnastici propriamente detti delle donne e delle ragazze in pubblico debbono evitarsi. Si intendono con ciò gli esercizi ginnastici in senso stretto, non rimanendo compresi i semplici esercizi senza apparecchi (Freiübungen), i quali non mettono le ragazze in situazioni penose e le danze popolari (Reigen, Volkstänze). Anche questi esercizi però sono ammessi soltanto, se possono essere fatti
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coll'abito
ordinario ovvero con calzoni larghi ed una camicetta lunga e non aderente.I cattolici poi, salvo rare eccezioni, respingono le gare sportive delle ragazze e delle donne.
Affine di conoscere il sentimento dei Revmi Vescovi della Germania sui punti ancora controversi fra i cattolici circa l'interpretazione del surriferito N. VIII, 1, l'Organizzazione cattolica per la scuola (Katholische Schulorganisation) nel 1926 interrogò la Conferenza vescovile di Fulda

"Per ciò che concerne gli spettacoli ginnastici, siamo stati finora del parere che le ragazze non si presentino in pubblico con calzoni ginnastici. Si possono però permettere convenienti esercizi senza apparecchi (Freiübungen) in abito irreprensibile, come è, fra gli altri, quella specie di veste ginnastica, che consta di calzoni non troppo stretti e di una camicetta che giunge fino al ginocchio.
127r
Un simile abito ci
sembra che sia decente e che non favorisca la tendenza di mascolinizzare sempre più la
donna. - In molti luoghi siamo riusciti ad introdurre questo sistema. Qua e là tuttavia
sono sorte difficoltà pratiche, le quali però, a nostro giudizio, sono state causate per lo
più da debolezza o da falsi concetti da parte dei cattolici. Per ciò che si riferisce alle
gare sportive, abbiamo sostenuto l'idea che bisogna distinguere fra lotte di gara
(Wettkämpfe) e giuochi di gara (Wettspiele). Il carattere fondamentale
della lotta di gara, in quanto è stata riprovata dalle istruzioni vescovili, ci sembra
consistere in ciò che essa (contrariamente al giusto mezzo) ha come scopo il massimo
risultato dello sforzo individuale. Non si potrà impedire alle ragazze ed alle donne di
misurare le loro forze in una ragionevole gara. Invece crediamo che il tendere al massimo
risultato dello sforzo individuale, da calcolarsi con un sistema di punti minuziosamente
elaborato, favorisce realmente e sviluppa un modo di essere non confacente alla natura della
donna.127v
Anche nelle gare della gioventù tedesca
(Reichsjugendwettkämpfe) ci siamo pronunziati contro quella maniera, che tende al
conseguimento col massimo sforzo individuale".A questa domanda la Conferenza vescovile

"La interpretazione data dalla Organizzazione cattolica per la scuola alle istruzioni dei Vescovi intorno al costume ginnastico delle ragazze ed alle lotte sportive ha avuto l'approvazione della Conferenza" (Protokoll der Fuldaer Bischofskonferenz vom 10. bis 12. August 1926, n. 8 i

Le surriferite istruzioni vescovili hanno incontrato poca comprensione e difficoltà non solo presso i non cattolici, che le hanno in molteplici casi respinte come derivanti da "strettezza celibataria"

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punto l'adesione alle norme impartite
dall'Episcopato, se si motivano in prima linea coll'immediato pericolo, cui viene esposta la
moralità in senso stretto, ad es. col periculum proximum
peccandi

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di [sic] coloro, che avevano assunto un'attitudine
di riserva di fronte alle istruzioni vescovili, ed i quali hanno così finito col riconoscere
che i principi da queste enunciati debbono essere osservati nell'interesse stesso della
sanità e della moralità del popolo.Non riuscirà infine superfluo di ricordare altresì le direttive


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tali lotte. Con ciò non vuol dirsi che negli esercizi
ginnastici delle scuole femminili debba mancare qualsiasi sana e lieta emulazione nel
misurare le proprie forze... Ma le lotte sportive senza fine, gli esercizi esagerati al
massimo, ecc., specialmente se ripetuti sempre nella stessa maniera, non riescono di nessun
vantaggio per molte ragazze e non sono in questa forma da introdursi nelle scuole
femminili".Chinato