Dokument-Nr. 2819
Fournelle, Heinrich an Bertram, Adolf JohannesHartmann, Felix vonKorum, Michael Felix
[Ohne Ort], vor dem 20. September 1919

Permetta, Eminenza, all'umile sottoscritto, di portare ulteriori schiarimenti a quanto fu dal medesimo esposto nelle due del 16 aprile e del 24 maggio.
La situazione, quale era stata descritta nella lettera del 16 aprile, nel frattempo, si è cambiata considerevolmente. I tentativi fatti dalla coalizione dei sindacati socialisti e cristiani di gettare il terrore fra i sindacati cattolici sono in gran parte andati a vuoto. Le cause di questo mutamento sono le seguenti:
I. Gli operai organizzati nei sindacati cattolici hanno tenuto fronte al terrore. Fedeli all'avviso della Chiesa, di fare aperta professione della causa cattolica, essi si sono, nelle loro officine, dichiarati membri dei sindacati cattolici, e ciò ad onta di tutte le persecuzioni, angherie e sopraffazioni. Infinite erano le insistenze per farli uscire dalla organizzazione cattolica. Essi però rimasero fermi, anche là dove, come a Berlino, non formano che una minoranza trascurabile. Appena qualche centinaio soccombettero al terrore – e molti di essi solo per qualche tempo, mentre molte migliaia fanno parte dei sindacati cattolici. Anzi proprio negli ultimi giorni si può osservare fra gli elementi più temperati dei sindacati di resistenza una tendenza crescente di unirsi ai sindacati cattolici.
2. I Sindacati socialisti e cristiani hanno perduto la loro influenza. I capi dei socialisti maggioritari stanno sul punto di cedere il posto agli indipendenti ed ai comunisti. Dappertutto si vedono sorgere nuove organizzazioni operaie comunistiche, le quali, ripudiando e combattendo le forme all'organizzazione e l'azione dei sindacati finora in voga, si fanno campioni del sistema dei consigli (sowjet) degli operai, portato alle ultime conseguenze, e che deve essere adottato tanto nei singoli stabilimenti quanto in tutto l'Impero. Non riconoscono più l'autorità degli
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antichi capi dei sindacati in quel che concerne la migliorazione delle condizioni del lavoro e delle mercedi, e per questo respingono l'"accordo" stipulato il 13 novembre tra le organizzazioni dei committenti del lavoro e degli operai. È questo quell'accordo che le organizzazioni socialiste e cristiane, contrariamente a ogni diritto e alla volontà dei padroni, interpretano come un monopolio, e di cui abusano come d'arma nella guerra contro i sindacati cattolici. I loro disegni sono tornati all'effetto contrario; l'arma, il terrore, si è rivolto contro chi l'impugna. I fogli di queste organizzazioni sono pieni di lamenti sul terrore esercitato contro esse dagli "indipendenti" e dai comunisti.
3. anche i padroni non si lasciano più così facilmente intimorire dal terrore. Siccome l'accordo del 15 novembre non è quasi più rispettato, i padroni riconoscono i sindacati cattolici, ciò che è provato dai numerosi contratti di tariffa stipulati con i medesimi.
4. Il governo neanch'esso approva i sistemi terroristici dei sindacati, e molto meno li favorisce. Di ciò diede prova nell'Assemblea Nazionale l'11 aprile, e poco dopo nel primo abbozzo provvisorio della legge sui "consigli di lavoro" (Betriebsräte), specialmente nel passo seguente: "L'azione politica, militare, religiosa o sindacalista di un operaio o la sua appartenenza o non-appartenenza ad una associazione politica, confessionale, o professionale non può dar motivo alla sua esclusione". L'attuale Presidente del Ministero, quando era ancora Ministro del Lavoro, avendo i sindacati cattolici di Ratibor reclamato contro i capi dei sindacati socialisti di Breslavia, decise che tutti i sindacati operai, anche quello cattolico di Ratibor, avevano il diritto1 di stipulare contratti di tariffa, non ostante che non fossero compresi nell'accordo generale (quello del 15 novembre). Di tale decisione si valgono ora tanto i sindacati cattolici quanto i padroni. Di più, giusto ultimamente, l'attuale Ministro del Lavoro ha notificato che quei contratti di tariffa, da cui fossero esclusi i membri di un dato indirizzo sindacalista, non potevano dichiararsi dal Ministero del Lavoro per l'Impero come aventi forza generale.
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Quando, dunque, nella lettera del 16 aprile, di fronte alla situazione di allora, fu detto "che i sindacati cattolici sono ridotti all'impossibilità di stipulare contratti di lavoro coi padroni sia per tutto l'Impero, sia in un dato luogo, e ciò né in comune con altri sindacati né separatamente per se", questo non è, oggi, più vero. Al contrario, è un fatto che proprio nei mesi scorsi, contro ogni aspettativa, numerosi contratti di tariffa sono stati stipulati tra i sindacati cattolici ed i padroni, e ciò sia separatamente, sia anche in comune con altri sindacati cristiani e socialisti. Ogni numero dell'"Arbeiter", l'organo della nostra Federazione, porta notizie intorno a nuovi contratti. Cfr. l"accluso N.  13. Non meno numerosi sono i contratti stipulati per opera della Federazione delle Donne e Giovani impiegate ed operaie. Gli acclusi fogli della "Frauenarbeit" e della "Lydia" contengono una lista molto incompleta di questi contratti.
Non è, dunque, oggi, più vero che gli operai cattolici, per il fatto di non esser compresi nella coalizione (dei sindacati cristiani socialisti e democratici), sono impossibilitati a concludere contratti di tariffa, e che da ciò ritraggono danno. Sotto questo riguardo, la situazione è radicalmente cangiata. Nel momento attuale, specialmente nelle parti a destra del Reno, i sindacati socialisti maggioritari e cristiani sono oggetto di persecuzione da parte delle leghe operaie dei comunisti, più di quel che per l'addietro non lo fossero i sindacati cattolici. L'aspettativa che gli operai cattolicamente organizzati abbandonerebbero la loro organizzazione e la loro opera pacifica conforme alla dottrina cattolica, ciò che gli autori della coalizione avevano posto come condizione per la ammissione, è andata fallita. Secondo le nostre informazioni, nemmeno per l'avvenire vi è da temere che la massa degli operai cattolici mai si assoggetteranno a tale pretesa. Al contrario, tanto i sacerdoti presidi (delle Soc. Catt. Operaie) quanto gli operai più prominenti nella vita dei sindacati, da mesi, si convincono sempre più di fronte alla mutata situazione, dei sindacati
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e la piega che ha preso l'evoluzione dei sindacati a base puramente economica, i quali sempre più si orizzontano verso sinistra, anche la fusione dei sindacati cattolici con quei cristiani non offrirebbe più per l'avvenire veruna garanzia di tutela economica. I medesimi fanno notare specialmente il fatto che2 innegabile che i sindacati cristiani, in forza dei loro principi puramente economici, di tutta la loro opera e per loro tattica, sono ridotti a completa soggezione verso i sindacati liberi (socialisti). Il perché essi credono di non poter in coscienza consigliare gli operai cattolici, soprattutto la gioventù, di iscriversi in un genere di sindacati così sbalestrato. I medesimi non ignorano che durante gli ultimi mesi i sindacati cristiani, per aver accettato tutti quelli che si presentavano senza discernimento, sono affollati da elementi, i quali, a testimonianza degli stessi degli stessi capi di quei sindacati, costituiscono un vero pericolo per tutto il sistema.
Le cose stando così, non si comprende davvero il modo d'agire di molti cattolici. I sindacati cattolici constatano con dolore che gran parte dei cattolici non hanno una giusta idea né dei fini né dell'importanza della organizzazione professionale cattolica. Ciò che più li addolora si è che numerosi cattolici, in quest'ora grigia, non solo la misconoscono, ma anche negano ad essa il diritto di esistenza, assicurata loro dalla autorità ecclesiastica, preferendo invece un sistema di organizzazione professionale, il quale fino al presente si è rifiutato ad ottemperare alle prescrizioni dell'Enciclica "Singulari quadam", p. es. di astenersi da ogni ostilità contro i sindacati cattolici. In quella vece prendono parte nella guerra di sterminio, finora menata soltanto dai socialisti, contro i sindacati cattolici, per poi poter dire che questi ultimi non hanno più il diritto di esistenza, non adempiendo più le condizioni di esistenza che l'Enciclica richiede; infatti, esclusi dalla coalizione dei noti sindacati, non sarebbero più in grado di offrire ai loro membri i necessari vantaggi economici.
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In sostanza la loro tattica si riduce a questo: Prima cercano con tutti i mezzi di rendere impossibile ai sindacati cattolici la loro azione per gli interessi professionali dei loro membri, anzi di annientarli addirittura; poi dicono che non hanno più diritto di esistenza perchè non hanno veruna importanza nel movimento professionale. In tutto il percorso della controversia sindacalista, mai per il passato, si è vista una simile perfidia. I fatti che comprovano tale pratica, dei sindacati cristiani possono addursi in gran numero. Dall'altra parte, non è venuto a nostra conoscenza neppur un serio tentativo per correggere questo procedere dei sindacati cristiani e indurre questi all'osservanza della più elementare giustizia e di amore fraterno, raccomandati dalle direzioni pontificie. Purtroppo numerosi sacerdoti, associazioni cattoliche, e quasi l'intiera stampa del Centro continuano a favoreggiare non parzialità e senza discernimento i sindacati cristiani. Da ciò ne è venuto che in Germania si è diffusa l'opinione che i sindacati cristiani sono la norma per l'organizzazione professionale operaia; il che è affatto contrario al tenore verbale dell'Enciclica, la quale invece fa obbligo esplicito di favorire in ogni maniera possibile i sindacati cattolici.
Dal canto loro, i sindacati cattolici si astengono da ogni atto di terrorismo e da qualunque ostilità contro i sindacati cristiani. Anzitutto disdegnano di attaccare detti sindacati nelle adunanze e nella stampa, non essendo quello il luogo in cui si debbano discutere questioni, la cui decisione l'Autorità Ecclesiastica si è riservata. È, quindi, giusto che i sindacati cattolici desiderino che la parte avversa agisca colla medesima lealtà. Nulla più ripugna ai sindacati cattolici che di dover continuamente parare colpo agli attacchi e alle denunzie degli avversari, ciò che verge a danno del lavoro positivo.
Dopo gli abboccamenti che il sottoscritto ha avuto negli ultimi mesi con le persone le più più3 prominenti fra i sacerdoti presidi ed i membri dei sindacati in tutte le regioni, in cui vi sono asso-
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ciazioni nostre, sia nelle conferenze coi presidi, sia in quelle degli "uomini di fiducia", debbo, ad onor del vero, dire che tutti questi signori manifestano unanimemente un gran desiderio di pace e sinceramente prospettano la riunione di tutti gli operai cattolici di Germania in un'unica organizzazione professionale che faccia fronte al Socialismo. Ma non meno francamente essi dichiarano di non aver intenzione di comprare la pace e la concordia, facendo gettito dei principi cattolici fino al presente professati, e ponendo nel dimenticatoio l'Enciclica "Singulari quadam". Essi non potrebbero capire lo scioglimento dei sindacati cattolici, nemmeno se venissero assicurati che i sindacati si occuperanno solo degli affari professionali (di lavoro e di mercede), mentre la formazione dottrinale si farebbe nelle Società (circoli) operaie, delle quali tutti gli ascritti ai sindacati dovrebbero far parte. I membri più in vista nel movimento sindacalista cattolico, come del resto tutti coloro che hanno una certa esperienza del movimento sindacale, sanno le seguenti tre cose:
1. I membri dei sindacati (cristiani) e delle società cattoliche operaie non sono affatto identici quo ad individua; solo una parte ben piccola degli attuali membri dei sindacati cristiani sono in pari tempo aggregati alle società cattoliche operaie.
2. Di più, di queste stesse società cattoliche non poche non si conformano alla Enciclica "Singulari quadam" né alla lettera dell'Episcopato prussiano del 3 novembre 1912. Ciò si verifica specialmente là dove la direzione delle società è in mano ai sindacalisti cristiani, i quali considerano queste solo come uffici di reclutamento per i sindacati.
3. Di importanza decisiva però è il fatto che i sindacati cristiani si rifiutano di accettare avvisi dalle società cattoliche operaie, anche le meglio dirette. Essi gelosamente vegliano a che nessuna autorità estranea prenda influenza sulla loro azione professionale. Come obbligatorie riconoscono unicamente le direttive degli uffici centrali dei sindacati e le risoluzioni prese a
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maggioranza dei voti nelle loro adunanze, ché, così dicono, ciò <richiede>4 il carattere democratico della loro organizzazione.
Visto e considerato tutto ciò, i nostri presidi e i membri si sono confermati nel proposito di adoperarsi con tutti i mezzi per addivenire, nell'interesse degli operaie delle operaie cattolici, all'unificazione del movimento professionale. Ma non meno si è rassodata in essi la convinzione, che quei tentativi di unione saranno inutili, i quali si scostano da quel programma, il quale, grazie al suo carattere cattolico e l'indirizzo pacifico della sua azione, è solo munito della benedizione della Chiesa.
Pr. H. Fournelle
1Zur besseren Lesbarkeit teilweise hds. überschrieben.
2Hds. gestrichen.
3Masch. gestrichen.
4Hds. eingefügt.
Empfohlene Zitierweise
Fournelle, Heinrich an Bertram, Adolf Johannes vom vor dem 20. September 1919, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2819, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2819. Letzter Zugriff am: 10.12.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 10.09.2018.