Dokument-Nr. 3773
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 18. Juni 1921
Regest
Pacelli traf in Berlin mit Reichskanzler Wirth und Reichsaußenminister Rosen zusammen, um die neuen Mitglieder der Reichsregierung kennenzulernen. Wirth ist praktizierender Katholik, ein Freund Erzbergers und ein Vertreter des linken Flügels des Zentrums. Gerne hätte er als Reichsaußenminister die Diplomaten von Bergen oder von Rosenberg gesehen, die das Angebot aber abgelehnt haben. Rosen, dessen Kandidatur von Reichspräsident Ebert befürwortet wurde, ist Protestant und parteilos. Nach Pacellis Informationen war Rosen mit einer Jüdin verheiratet, was nicht zutrifft, denn sei Frau war Katholikin – allerdings war Rosens Mutter Jüdin, worauf die Fehlinformation Pacellis zurückzugehen scheint. Vor dem Krieg genoss Rosen das Wohlwollen des Kaisers, mittlerweile steht er den Sozialisten nah. Pacelli beschreibt ihn als Mann mit wenig Charakter, als Opportunist und ehrgeizig, der trotz seiner vornehmen Manieren und einer glänzenden Diplomatenkarriere nicht dasselbe Vertrauen zu verdienen scheint, das man in seinen Vorgänger Simons – trotz dessen politischen und diplomatischen Schwächen – setzen konnte. Reichsinnenminister Gradnauer ist Jude und Sozialist, zwei für Pacelli wenig Vertrauen erweckende Eigenschaften. Wirth charakterisierte Gradnauer indes als vornehm und höflich. Auch Rathenau, Reichsminister für Wiederaufbau, ist Jude, ein tüchtiger und sehr reicher Mann. Der Priester Brauns hat das Reichsarbeitsministerium inne.Die neue Reichsregierung versucht unter großen Schwierigkeiten, die Forderungen des Londoner Ultimatums zu erfüllen. Das Kabinett ist aber schwach und es droht, aufgelöst zu werden, sollte die heikle Oberschlesienfrage nicht zufriedenstellend gelöst werden. Auf vertraulichem Weg erfuhr Pacelli, dass Lord d'Abernon anlässlich der Unterzeichnung des Londoner Ultimatums zu verstehen gab, England würde Druck auf Frankreich ausüben, um die Sanktionen vom März 1921 abzuschaffen und für die Oberschlesienfrage eine gerechte Lösung zu finden. Nur mit Hilfe dieser Versicherung konnte die Reichsregierung die Parteien davon überzeugen, das Ultimatum anzunehmen. Wirth sprach darüber hinaus das Thema eines Anschlusses Österreichs an, den er momentan für undurchführbar hält. Bezüglich der Konkordatsverhandlungen wiederholte Pacelli seine Position in Bezug auf die Saarfrage und nahm die Weisungen Gasparris vom 15. Juni vorweg, indem er die geschehenen Indiskretionen tadelte. Dank des Abgeordneten Kaas konnte erreicht werden, dass die Prüfung der päpstlichen Friedensinitiative im Parlamentarischen Untersuchungsausschuss für die Schuldfragen des Ersten Weltkriegs auf unbegrenzte Zeit verschoben wurde. Auf Wunsch Kardinal Bertrams bat Pacelli die Reichsregierung lebhaft um Intervention in der Frage der von der Enteignung bedrohten Breslauer Mensalgüter in der Tschechoslowakei sowie um die Neuordnung der katholischen Militärseelsorge. Bertram vermutete nicht ohne Grund, dass der stellvertretende Feldpropst Schwamborn die Antwort der Reichsregierung zur Militärseelsorge verzögerte, da er selbst Militärbischof werden wollte. Pacelli berichtete dem Reichskanzler vertraulich von der bevorstehenden Wiedererrichtung der Diözese Meißen. Schließlich sprach er mit dem preußischen Kultusminister Becker über die geplanten neuen Konkordate mit dem Reich, Bayern und Preußen, worüber er in einem separaten Schreiben berichten wird.
Betreff
Viaggio a Berlino – Situazione politica generale – Varie questioni speciali
Come ebbi già l'onore di annunziare col mio rispettoso Rapporto Nr. 20867 del 12 corrente, la sera di Martedì scorso 14, in conformità dell'autorizzazione impartitami dall'Eminenza Vostra Reverendissima, partii da Monaco per Berlino, ove sono rimasto sino a ieri Venerdì sera, affine di prendere contatto col nuovo Governo del Reich. In modo particolare ho avuto occasione di intrattenermi col Cancelliere Sig. Wirth e col Ministro degli Esteri Signor Rosen.
Il Sig. Cancelliere, nativo del Baden, cattolico convinto e praticante, è (come si afferma) amico di Erzberger ed appartiene all'ala sinistra del Centro. Pur professando sinceramente i principi cattolici, egli è del numero
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di coloro, che praticamente nel campo soprattutto
delle riforme sociali si studiano di andare il più possibile incontro ai socialisti. Il
Wirth mira così ad attirare a sé i maggioritari e ad
impedire che si uniscano in un blocco unico cogli indipendenti e coi
comunisti. Egli avrebbe ben volentieri affidato il portafoglio
degli Esteri al Sig. von Bergen, Ambasciatore presso la S. Sede,
od al Sig. von Rosenberg, Ministro di Germania a Vienna; ma né l'uno
né l'altro sono disposti ad accettare. L'attuale Ministro degli Esteri, Sig. Rosen,
la cui nomina è stata caldeggiata dal Presidente del Reich Sig. Ebert, rappresentava testé la Germania all'Aia. Nato a Gerusalemme, allorché suo
padre era colà Console tedesco, egli conosce molte lingue
orientali; è di religione protestante, ma ha per moglie una ebrea;
politicamente (come egli stesso mi ha detto) non appartiene ad alcun partito, ma è noto che,
mentre prima della rivoluzione non disdegnava i favori dell'Imperatore, cui era persona grata, subito dopo l'avvento del nuovo
regime si è avvicinato molto ai socialisti. Le informazioni, che ho potuto raccogliere da
varie fonti, concordano nel dipingerlo come uomo di poco carattere, opportunista ed
ambizioso; di maniere cortesi ed abile diplomatico di carriera, egli non sembra
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però meritare quella fiducia personale, che potevasi avere
nel di lui predecessore Dr. Simons, il quale, malgrado le sue
deficienze politiche e diplomatiche, era di provata e riconosciuta onestà. Il Ministro
dell'Interno, Gradnauer, al cui Dicastero sono affidate anche le questioni concordatarie per il
Reich, è ebreo e socialista, due qualità, invero, poco rassicuranti e che non
raccomanderebbero molto la di lui persona; tuttavia il Signor Wirth mi ha assicurato
che è uomo fino ed educato e che, a suo avviso, non creerà eventualmente troppe difficoltà
nelle questioni suddette. Ebreo è anche il Ministro della ricostruzione Rathenau, noto per i colloqui da lui avuti nei giorni scorsi a Wiesbaden col Ministro francese Loucheur; appartiene al partito democratico e dicesi sia uomo di valore e molto ricco. Nel Gabinetto è rimasto come Ministro del Lavoro il sacerdote Brauns. L'attuale Governo si propone, come ebbi già a riferire nel mio ossequioso Rapporto N. 20616 dell'11 Maggio scorso, di far sinceramente ogni sforzo per eseguire gli enormi impegni assunti dalla Germania coll'accettazione dell'ultimatum, sia per ciò che concerne i pagamenti, come in ciò che riguarda il disarmo; sinora ha pienamente man-
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tenuto i suoi obblighi, superando
difficoltà gravissime, massime per il già iniziato disarmo delle guardie civiche bavaresi.
Ma la posizione del Gabinetto (minata dai partiti di destra ed a cui i nuovi progetti
d'imposte susciteranno potenti nemici fra i grandi finanzieri ed industriali) è debole e,
come mi hanno ripetutamente affermato il Cancelliere ed il Ministro degli Esteri, se la
spinosissima questione dell'Alta Slesia non avrà una soluzione
soddisfacente, il Ministero non potrà mantenersi. Secondo che, infatti, ho appreso
riservatamente, – allorquando la Germania si risolse a firmare l'ultimatum,
l'Ambasciatore inglese Lord d'Abernon lasciò chiaramente sperare che
in tal caso l'Inghilterra avrebbe agito sulla Francia, affinché venissero subito tolte le
sanzioni dello scorso Marzo sul Reno e per l'Alta Slesia fosse
presa una decisione secondo giustizia (il che s'intendeva nel senso di attribuire ai
polacchi i soli distretti di Pless e di Rybnik). Fu così che il Governo allora in formazione
riuscì a persuadere i capi di vari partiti a votare per l'accettazione. Se ora queste
promesse non si attuassero, il Ministero si verrebbe a trovare in una situazione
insostenibile e non gli rimarrebbe che ritirarsi, anche perché non crede che colla
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dita dell'Alta Slesia sarebbero più possibili i
pagamenti fissati per le riparazioni. Il Signor Cancelliere mi ha
parlato pure del movimento di unione dell'Austria alla Germania. Egli disapprovaOltre la situazione politica generale, nelle conversazioni da me avute col Sig. Cancelliere sono stati toccati i seguenti punti:
1º) Sulla questione del Concordato ho in sostanza ripetuto i concetti già accennati nel mio precedente Rapporto N. 20493 del 2 Maggio scorso, massime in ciò che concerne le sue eventuali ripercussioni nei riguardi dell'amministrazione ecclesiastica del bacino della Sarre (argomento questo che non manca mai di produrre negli uomini di Stato della Germania viva impressione, e che occorre quindi mantenere intatto in tutta la sua forza).
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2º) Prevenendo le istruzioni impartitemi dall'Eminenza Vostra coll'ossequiato Dispaccio N. B = 21845 del 15 corrente, giuntomi stamane, ho deplorato le indiscrezioni avvenute in questi ultimi tempi nella stampa, notando quanto esse danneggino la stessa Germania, cui tolgono la fiducia delle Potenze eventualmente disposte ad intervenire in suo favore. Il Sig. Wirth mi ha assicurato che avrà particolarissima cura, perché simili inconvenienti non si ripetano. Quanto alla nota Commissione d'inchiesta, la quale avrebbe dovuto ora continuare l'esame dei documenti concernenti l'azione della S. Sede per la pace nel 1917, si è ottenuto, grazie soprattutto alle premure dell'ottimo deputato Revmo Mons. Kaas, che essa rimandasse sine die lo studio di questo punto.
3º) Ho vivamente raccomandato, per espresso desiderio dell'Emo Sig. Cardinale Bertram, col quale mi sono incontrato in Berlino,
a) che il Governo del Reich intervenga esso pure nel gravissimo affare della espropriazione dei beni della diocesi di Breslavia situati nella Czeco-Slovacchia, cui riferivasi il mio rispettoso cifrato N. 386 del 15 corrente, e che, come si espresse il sullodato Eminentissimo, avrebbe
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per la diocesi
medesima conseguenze catastrofiche;b) che sia prontamente risolta la questione della nuova organizzazione dell'assistenza religiosa dei militari in Germania, la quale formava altresì oggetto dell'ossequiato Dispaccio dell'Eminenza Vostra N. B = 21445 del 31 Maggio scorso. Le proposte dell'Episcopato furono da me presentate al Governo germanico con Nota ufficiale diretta al Sig. Ministro degli Affari Esteri sin dal 16 Febbraio scorso, ma sinora non ho ricevuto alcuna risposta. L'Emo Bertram pensa, non senza fondamento, che il ritardo sia dovuto agli ostacoli frapposti presso il Reichswehrministerium dal Vicario generale dell'Ufficio del Vescovo Castrense Sac. Dr. Schwamborn, il quale aspira ad essere nominato a questa carica e che si vedrebbe ora col nuovo ordinamento sfuggire l'agognata mitra.
4º) Ho comunicato al Sig. Cancelliere confidenzialmente e per cortesia l'imminente ripristinamento della diocesi di Meissen in Sassonia, già deciso dalla S. Sede.
Finalmente ho avuto col Sig. Ministro del Culto prussiano Dr. Becker un colloquio circa il diffi-
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cile argomento delle
reciproche relazioni fra i futuri progettati Concordati per la Baviera, per il Reich
e per la Prussia; ma su ciò mi riservo di riferire a suo tempo all'Eminenza Vostra con separato Rapporto.Intanto, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione mi pregio confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑Hds. vermutlich vom Absender korrigiert.