Dokument-Nr. 4060
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 26. Mai 1926
Regest
Pacelli sendet seine Anmerkungen zum streng vertraulichen Bericht des Jesuitenpaters Bea zur Lage des Katholizismus in Deutschland, wozu ihn der Papst in Privataudienz aufforderte. Der Nuntius bezeichnet Beas Text als ausgezeichnet, da er die realen religiösen Verhältnisse im Deutschen Reich entspricht. Pacelli möchte die Darstellung nur in einigen wenigen Punkten ergänzen. So stimmt er der Aussage bezüglich der Verbundenheit der deutschen Katholiken mit dem Heiligen Stuhl nur mit Einschränkungen zu. Seiner Einschätzung nach ist diese unter den einfachen Katholiken hoch. Dem Episkopat attestiert der Nuntius in dogmatischen Fragen ebenfalls eine große Treue. In disziplinäre Fragen hingegen akzeptieren die deutschen Bischöfe die römische Autorität nur mit großer Zurückhaltung, so Pacelli. Die Auffassung, dass man in Rom die deutschen Verhältnisse nicht kenne, ist seiner Erfahrung nach weit verbreitet. Außerdem gesteht der Bericht nach Auffassung Pacellis die politische Zusammenarbeit mit den Sozialisten zu einfach ein. Denn nicht nur die meist aus mehrheitlich Protestanten bestehenden konservativen Partei stehen der katholischen Kirche feindlich gegenüber, sondern auch die Sozialisten, sie sich lediglich aus taktischen Gründen zurückhalten. Dem Nuntius lehrt die Erfahrung, dass ein gutes Konkordat und ein Schulgesetz, das die Konfessionsschule begünstigt, wahrscheinlicher in einem Bündnis mit den Deutschnationalen als mit den Sozialdemokraten zu erlangen ist. In der Zentrumspartei werden solche Überlegungen allerdings von außen- und sozialpolitischen Erwägungen überlagert, so der Nuntius. Mit Blick auf den Geburtenrückgang berichtet Pacelli aus glaubwürdiger Quelle, dass es in Berlin Kliniken gibt, die von Orden betrieben werden, und die dennoch Abtreibungen durchführen. Bezüglich des sehr traurigen Themas der Mischehen empfiehlt der Nuntius dem Heiligen Stuhl, den Bischöfen eine viel größere Strenge bei der Gewährung der Dispensen nahezulegen, die oft zu einfach erteilt werden. Weiterhin verweist er auf das Rundschreiben der Studienkongregation vom 9. Oktober 1921, mit dem die im Bericht Beas klar dargestellten Mängel in der Priesterausbildung behoben werden sollen. Allerdings sind, so Pacelli, die gewünschten Erfolge noch nicht eingetreten und sie werden auch nicht eintreten, solange es keine Pastoren gibt, die sich der Unannehmlichkeiten voll bewusst sind und diese auch abstellen möchten. Bezüglich der von Bea geforderten Sechsjahresfrist für philosophische und theologische Studien hat das Bayernkonkordat alle Schwierigkeiten beseitigt. Nun muss der Heilige Stuhl die Umsetzung derselben mit Nachdruck fordern, wofür der Münchener Nuntius Vassallo di Torregrossa sorgen soll. Der Verlauf der Verhandlungen um ein Preußenkonkordat wird zeigen, ob eine ähnliche Bestimmung hier getroffen werden kann. Den Vorschlag Beas, das Bonner Priesterseminar zu besuchen, bezeichnet Pacelli wegen der notwendigen Rücksichtnahme auf den Kölner Erzbischof Kardinal Schulte als heikel. Der Nuntius hält eine mögliche Instruktion des Heiligen Stuhls an die Bischöfe, in der er Anregungen gibt, wie die bestehenden Übel abgestellt werden können, für wenig erfolgversprechend. Eine solche Instruktion müsste vertraulich erfolgen. Sollte sie öffentlich werden, würde sie zu unzähligen Attacken seitens der Protestanten und Liberalen führen, was es nahezu unmöglich machen würde, die angestrebten Maßnahmen umzusetzen. Pacelli sieht in gezielten Ermahnungen in Richtung der Bischöfe und anderer kirchlicher und weltlicher Würdenträger aus dem Mund des Papstes im Rahmen von Audienzen ein wirksameres Mittel.Betreff
Sulla relazione del Rev. P. Bea S. J. "de statu rei catholicae in
Germania"
Nella Udienza benignamente concessami dalla Santità di Nostro Signore prima della mia partenza da Roma, l'Augusto Pontefice si degnò di ordinarmi di esprimere le mie umili osservazioni intorno alla relazione riservatissima del Rev. P. Agostino Bea S. J."de statu rei catholicae in Germania".
Detta relazione parmi in verità ottima e nella sostanza pienamente corrispondente alle reali condizioni religiose di questa Nazione. Mi limiterò quindi ad alcune brevi Note su qualche punto speciale, ove un complemento dell'esposto in questione può forse sembrare opportuno.
A pag. 4 la relazione esalta l'attaccamento dei cattolici della Germania verso la S. Sede. Certamente esso è grande nel semplice e religioso popolo cattolico, come hanno luminosamente dimostrato i numerosi
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e devoti pellegrinaggi durante l'Anno Santo. Nel Revmo Episcopato la fedeltà verso la Sede
Apostolica è senza dubbio inconcussa per ciò che concerne le questioni dommatiche; per le
cose disciplinari invece ben spesso ciò che viene da Roma è accolto non senza diffidenza. È
diffusa l'idea che Roma non conosce la Germania; i Vescovi preferiscono di far da loro nelle
rispettive diocesi, evitando l'ingerenza della S. Sede. Ciò spiega anche la
straordinaria tenacia, con cui Vescovi e Capitoli insistono per il mantenimento della
elezione capitolare nella provvista delle Sedi episcopali, ritenendo che i Capitoli medesimi
siano in grado, assai meglio di Roma, di scegliere l'ottimo candidato.A pag. 9 la relazione ammette, se pur non erro, troppo semplicemente la necessità della coalizione coi socialisti. Se è vero che i partiti di destra, composti nella grande maggioranza di protestanti, sono spesso ostili alla Chiesa cattolica, non lo sono però meno i socialisti, i quali soltanto per ragioni tattiche, e quindi transitorie, hanno in questi ultimi tempi moderato i loro attacchi. Sembra, del resto, dimostrato dall'esperienza che un buon Concordato ed una
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legge scolastica favorevole alla scuola
confessionale potranno aversi, sempre bensì con enorme difficoltà, ma tuttavia
più probabilmente, mediante una alleanza col partito
tedesco-nazionale anziché coi socialisti. Senonché nel partito
del Centro a simili interessi religiosi prevalgono le considerazioni, ritenute
più urgenti, della politica estera e della politica interna sociale.A pag. 10 circa la diminuzione delle nascite è doloroso di constatare come pur fra i medici cattolici non tutti si attengono ai principi della morale. Anche qui in Berlino, come ho appreso da persona degna di fede, in qualche clinica appartenente a Religiose e da loro diretta vi sono dottori, i quali consigliano o compiono operazioni dirette a procurare l'aborto.
A pag. 10-11 sul tristissimo argomento dei matrimoni misti, i quali arrecano alla Chiesa perdite incalcolabili e sono la causa principale, per cui essa, malgrado il maggior numero relativo delle nascite dei cattolici di fronte ai protestanti, non progredisce in
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Germania, (come risulta anche dall'ottimo libro del
Rev. parroco Kaller"Unser Laienapostolat in St. Michael – Berlin" – pagg. 22 e
segg.–, da me trasmesso già alla S. Sede – cfr. Rapporto N. 34834 del 16 Marzo c. a. e lettera
dell'Eminenza Vostra N. 53368 del 13 Aprile seguente), sarebbe, se non m'inganno,
conveniente che la S. Sede raccomandasse agli Ordinari una assai maggior severità nella
concessione delle relative dispense, le quali si accordano non di
rado anche senza le gravi cause richieste dal can. 1061 § 1
n. l.I difetti nella educazione del clero, chiaramente esposti nelle pagg. 17 e seg. della relazione, furono già presi in attento esame dalla S. Congregazione dei Seminari e delle Università, la quale indirizzò in data del 9 Ottobre 1921 una Circolare riservata ai Revmi Vescovi della Germania, in cui i punti indicati dal Rev. P. Bea circa la formazione così spirituale come scientifica dei chierici erano ampiamente e sapientemente trattati. I frutti non sono stati pur troppo sino ad ora quali la S. Sede aveva diritto di attendere, e non lo saranno, finché non si avranno Pastori, i qua-
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li si rendano esattamente conto dei
deplorati inconvenienti ed abbiano la ferma volontà di rimediarvi. – Quanto al sessennio per
gli studi filosofico-teologici, di cui il P. Bea giustamente reclama l'osservanza, il
Concordato bavarese (cfr. art. 4
§ 1, art. 10 § 1 lett. h, art. 13) ha eliminato al riguardo per quel Paese qualsiasi
difficoltà da parte dello Stato. Si tratta quindi ora di esigere con fermezza la pronta e
scrupolosa esecuzione delle disposizioni succitate; compito questo, cui non dubito che
attenda con ogni zelo l'Eccmo Mons. Nunzio Apostolico in Monaco. Lo svolgimento dei difficili negoziati per un
Concordato colla Prussia mostrerà sino a qual punto sarà possibile di qui
ottenere simili disposizioni. – La proposta visita nei convitti di Bonn (pag. 32) è
affare assai delicato, che dovrebbe naturalmente trattarsi coi necessari riguardi verso
l'Emo Cardinale Arcivescovo di Colonia.Una Istruzione per suggerire ed inculcare i rimedi ai molteplici mali, di cui è parola nella relazione in discorso, potrebbe essere dalla S. Sede diretta all'Episcopato, sebbene sarebbe, a mio umile av-
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viso, vano di aspettare da essa grandi risultati.
Data poi la natura delle materie, che ne formerebbero l'oggetto, l'Istruzione medesima
dovrebbe essere, a mio modesto parere, riservata. Qualora infatti essa fosse data
alla pubblicità, provocherebbe da parte dei protestanti e dei liberali innumerevoli
polemiche ed attacchi, che renderebbero più ardua, se non del tutto impossibile,
l'applicazione dei voluti rimedi. - Ma ancor più efficaci di una simile Istruzione generale
riuscirebbero, se non erro, le esortazioni particolari opportunatamente impartite data
occasione, massime se provenissero dalle stesse Auguste labbra del S. Padre, ad
esempio nelle Udienze accordate ai Revmi Vescovi o ad altre personalità ecclesiastiche
o laiche, esortazioni, le quali, come dimostra l'esperienza, sogliono produrre negli animi
una profonda e salutare impressione.Nel sottomettere quanto sopra umilmente al superiore giudizio dell'Eminenza Vostra, m'inchino al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico