Dokument-Nr. 4140
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 03. Oktober 1921

Regest
In seinem verschlüsselten Telegramm vom 12. September 1921 berichtete Pacelli über die Spannungen zwischen der bayerischen Regierung und der Reichsregierung bezüglich der Aufhebung des Ausnahmezustandes in Bayern, die zum Rücktritt des bayerischen Ministerpräsidenten von Kahr und seines Kabinetts führten. Pacelli lobt von Kahrs energischen Einsatz für die Sicherheit der Bevölkerung, die dieser wie eine Befreiung nach der wankelmütigen Haltung der sozialistischen Vorgängerregierung erschienen sei, und betont dessen Wohlwollen und Respekt gegenüber den Katholiken und dem Heiligen Stuhl, obwohl er überzeugter Protestant ist. Bei seinem Besuch bei Pacelli nach seiner Abdankung zeigte er sich verzagt und pessimistisch, weil er mit dem Vorschlag der Regierungsbildung der Bayerischen Volkspartei mit der Bayerischen Mittelpartei unter Ausschluss des Bayerischen Bauernbunds und der Deutschen Demokratischen Partei von der Bayerischen Volkspartei im Stich gelassen worden sei. Nach von Kahr sei auch der Polizeipräsident Pöhner zurückgetreten, der seine Entscheidung in einer öffentlichen Erklärung mit der Aufhebung des Ausnahmezustands durch die neue bayerische Regierung begründet habe. Selbst die bürgerliche Presse habe den politischen Charakter dieser Erklärung kritisiert, obwohl sie sein Werk für den Schutz des öffentlichen Friedens gelobt habe. Pacelli beschreibt Pöhner als energisch und mutig; er hatte mit fester Hand die Unruhen der radikalen Linken unterdrückt, doch leider zeigte er gleichzeitig eine übermäßige Nachgiebigkeit, wenn nicht gar Komplizenschaft gegenüber den extremen Rechten. Zum neuen Ministerpräsidenten wurde der aus einer alten katholischen Familie stammende Graf von Lerchenfeld ernannt, dessen Lebenslauf Pacelli schildert. Der Nuntius verweist auf Gerüchte, dass einige Mitglieder von dessen Familie Eigenartigkeiten im Charakter zeigten. Im Vergleich zu seinem Vorgänger von Kahr, der ein überzeugter Bayer, ein Konservativer und ein verschlossener Charakter sei, sei von Lerchenfeld internationaler, seine Großmutter mütterlicherseits war Italienerin, seine Frau Ethel Wyman ist Amerikanerin. Er pflegt vornehme Manieren, wird in Berlin willkommen geheißen, neige zu Kompromissen und es scheint, dass er links eingestellt ist, worüber die bayerischen Konservativen besorgt sind. Nach mühsamen Verhandlungen besonders wegen der Personalien des von Pacelli als fanatischer Protestant charakterisierten ehemaligen bayerischen Justizministers Roth von der Bayerischen Mittelpartei gelang es von Lerchenfeld, eine Regierungskoalition zwischen der Bayerischen Volkspartei, dem Bayerischen Bauernbund und der Deutschen Demokratischen Partei ohne die Mittelpartei zu bilden. Von Lerchenfeld konnte die Spannungen mit der Reichsregierung über die Aufhebung des Ausnahmezustandes durch den Abschluss des Berliner Protokolls aufheben. Am 29. September besuchte er den Nuntius und erbat den apostolischen Segen für seine Aufgabe. Pacelli brachte seinerseits den Wunsch nach baldiger Wiederaufnahme der Konkordatsverhandlungen zum Ausdruck. Von Lerchenfeld mahnte ein Konkordat an, das von allen Parteien angenommen werden könne, woraufhin Pacelli auf die Schwierigkeit der unvermeidbaren Gegensätze zu den Sozialisten in der Schulfrage verwies. Er stellte darüber hinaus die hohe Bedeutung der Frage der Ablösung der Staatsleistungen dar, zu der bisher noch keine Antwort des auch weiterhin amtierenden Kultusministers Matt vorliegt. Anlässlich seines Gegenbesuchs sprach Pacelli von Lerchenfeld sein Beileid für die Katastrophe in Oppau aus und spendete 10.000 Mark für die Opfer.
Betreff
Crisi governativa – formazione del nuovo Ministero bavarese – Colloquio col nuovo Ministro Presidente Sig. Conte von Lerchenfeld. – Trattative per il Concordato bavarese
Eminenza Reverendissima,
Come ebbi già a significare all'Eminenza Vostra Reverendissima col mio cifrato N. 392 del 12 Settembre p. p., – in seguito al conflitto fra i Governi di Berlino e di Monaco circa la soppressione dello stato eccezionale (Ausnahmezustand) in Baviera, il Presidente del Consiglio dei Ministri Sig. von Kahr e il Ministro della Giustizia Roth, non essendo d'accordo colle proposte di accomodamento votate dalla Commissione permanente del Landtag e non credendo che fosse possibile di procedere sin da ora alla detta soppressione senza mettere nuovamente a rischio il mantenimento dell'ordine pubblico, diedero le loro dimissioni, alle quali seguirono il giorno
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dopo quelle dell'intiero Gabinetto.
Il Ministro von Kahr, come l'Eminenza Vostra ricorderà senza dubbio, fu assunto al potere nel Marzo dello scorso anno, allorché nei giorni del famoso putsch o colpo di mano di Kapp il Ministro Presidente socialista Hoffmann diede le sue dimissioni e si formò un Gabinetto coi soli partiti borghesi. Il 6 Giugno seguente ebbero luogo le nuove elezioni per il Landtag (cfr. Rapporto N. 17011 del 12 Giugno 1920), nelle quali i partiti della coalizione ottennero una forte maggioranza e rielessero il von Kahr alla Presidenza. I socialisti promisero di mantenere un atteggiamento neutrale ed oggettivo; in realtà, però, il Sig. von Kahr fu sin dal principio aspramente combattuto da questo partito, ma ciò non fece che aumentare il di lui prestigio. La popolazione bavarese sentì subito istintivamente che un tal uomo avrebbe tenuto con ferma energia le redini del Governo, e una siffatta sicurezza dopo le sofferenze del regime bolscevico e l'ambigua attitudine del Gabinetto socialista apparve a molti come una liberazione. Dal punto di vista religioso, il Sig. von Kahr, sebbene protestante convinto, ha mostrato sempre verso i cattolici giustizia e benevolenza e verso la Santa Sede profonda stima e venerazione. Dopo le sue dimissioni venne a farmi visita per prendere congedo e mi pregò di presentare i suoi omaggi al Santo
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Padre. Si disse lieto di essere ormai libero dal grave peso del Governo, ma – dominato da un senso di sconforto e di pessimismo forse eccessivo – era assai triste e preoccupato per la situazione generale. Egli avrebbe voluto formare una nuova coalizione costituita dal partito popolare bavarese e dalla Mittelpartei (cui aderiscono soprattutto i conservatori protestanti di destra), lasciando fuori il Bauernbund o lega dei contadini ed i democratici, ambedue, a suo avviso, malfidi; ma la quasi totalità del partito popolare anzidetto, cui egli stesso appartiene, lo aveva lasciato in asso. Egli considerava in seguito a ciò l'opera sua come a metà distrutta; le organizzazioni di sicurezza, che si fondavano sulla sua persona, sarebbero ormai sgretolate e disperse. È questo, egli aggiunse con amarezza, "il principio della fine".
Le dimissioni del Ministro Presidente von Kahr sono state seguite, come era da prevedere, a breve distanza da quelle del Presidente della polizia Sig. Pöhner, il quale ha creduto di dover esprimere in una pubblica dichiarazione i motivi della sua decisione. "Il nuovo Governo bavarese, ha egli detto, cedendo alla domanda del Governo del Reich, ha annuito alla soppressione dello stato eccezionale bavarese, e
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la Commissione del Landtag ha dato a ciò il suo consenso. In tal guisa è resa ormai difficile la proibizione delle manifestazioni nelle strade e delle riunioni all'aperto, si rinunzia all'arresto, espulsione e limitazioni di dimora degli elementi pericolosi per la sicurezza pubblica, massime degli agitatori stranieri, quali si ebbero al tempo della Repubblica soviettista. Lo stato eccezionale del Reich non prevede simili misure di protezione o soltanto sotto certe condizioni. La situazione attuale non permetteva ancora di abbandonare le prescrizioni del diritto bavarese, tanto più che sono da prevedersi per i prossimi mesi gravissime convulsioni nella vita economica e politica. In tali condizioni non mi trovo in grado di assumere più oltre la responsabilità del mantenimento della tranquillità e dell'ordine, ed ho chiesto per conseguenza di essere esonerato dal mio ufficio". – I giornali anche borghesi hanno criticato il carattere politico di tale dichiarazione, insolita per un funzionario dello Stato, come altresì lo spirito di partito, da cui il Pöhner si è lasciato spesso guidare nell'esercizio delle sue funzioni; hanno tuttavia, d'altra parte, reso omaggio alla opera da lui prestata nella tutela dell'ordine pubblico. Egli fu chiamato a quell'ufficio dal socialista Hoffmann pochi giorni dopo la caduta della Repubblica bolscevica in Monaco, ossia il 3 Maggio 1919. Dotato di straordinaria energia e
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coraggio, il Pöhner seppe in un tempo relativamente breve ricondurre la sicurezza delle persone e della proprietà dopo il caos dell'Aprile di quell'anno, e represse poi sempre con mano di ferro le agitazioni dei radicali di sinistra, mostrando però non di rado eccessiva condiscendenza (e si dice anche complicità) verso gli elementi estremi di destra. Ad ogni modo è comprensibile che il suo ritiro, dopo quello del Kahr, abbia in non pochi suscitato preoccupazioni e timori, i quali però è da augurarsi che l'avvenire dimostri infondati.
A nuovo Ministro Presidente, dopo vari tentennamenti ed incertezze, venne scelto quasi all'ultimo momento il Conte Ugo von Lerchenfeld (cifrato N. 394). Egli, appartenente a nobile ed antica famiglia cattolica bavarese, nacque il 21 Settembre 1871 e, dopo compiuti gli studi giuridici, entrò nella carriera amministrativa bavarese. Al principio della guerra egli era al fronte come capitano di cavalleria di riserva del 1.ºreggimento degli ulani, e quindi nel 1917 venne inviato in Polonia colle funzioni di Commissario governativo presso il Governo polacco provvisorio durante l'occupazione tedesca. Scoppiata la rivoluzione, passò al servizio del Reich, prima presso il Ministero degli Affari Esteri di Berlino, e, poi ultimamente come Rappresentante del Reich
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in Darmstadt. Al momento, in cui venne chiamato a Monaco egli trovavasi ad Essen, ove accompagnava Don Sturzo e gli altri membri del partito popolare italiano nel loro viaggio per la Germania. Suo padre, già defunto, Presidente della Camera dei Pari bavarese, era cattolico fervente; anche egli è rimasto fedele ai suoi principii ed ha preso anche qualche parte all'azione cattolica; un di lui fratello invece è divenuto teosofo. Mi si dice, del resto, che i membri della sua famiglia presentano qualche singolarità di carattere.
Il nuovo Ministro Presidente sotto molti aspetti è l'opposto del suo predecessore. Il Sig. von Kahr era strettamente bavarese, avversario di Berlino, e, sebbene assai cortese di modi, rigido funzionario, di carattere fermo ed irremovibile, con tendenze nettamente conservatrici. Il Lerchenfeld è invece più internazionale; la sua nonna materna era un'italiana, dei Principi di Frasso Dentice; la sua [sic] moglie è un'americana (Ethel Wyman); ha viaggiato molto, parla varie lingue; è gentiluomo dalle forme signorili; persona grata a Berlino, inclina facilmente verso i compromessi; sembra che abbia tendenze piuttosto verso sinistra e desideri di non dispiacere del tutto ai socialisti. Non aveva dato sinora prova di sé quanto alle sue qualità di uomo di Stato, e debbo aggiungere che i conservatori non sono senza preoccupazioni per il modo con cui egli terrà il Governo.
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Dopo la sua elezione, avvenuta il 21 Settembre, con 86 voti contro 20 dati a Kahr e 39 astensioni, egli formò il nuovo Gabinetto. L'antica coalizione, come è ben noto all'Eminenza Vostra, era composta dal partito popolare bavarese, dalla Mittelpartei (in massima parte conservatori protestanti), dal Bauernbund (lega dei contadini) e dai democratici (Rapporto N. 17406 del 19 Luglio 1920). Le difficoltà per la costituzione del nuovo Ministero vennero soprattutto dalla Mittelpartei, la quale sino alle 6 1/2 della sera del giorno seguente 22 Settembre agitò la questione se dovesse o no rimanere nella coalizione. Vinse alfine la parte più moderata su quella dei tedesco-nazionali estremi, ed il detto partito decise così di entrare nel Gabinetto sulla base del programma dell'antica coalizione e della suaccennata decisione della Commissione del Landtag, che aveva provocato il ritiro di Kahr e di Roth. Come proprio candidato la Mittelpartei presentò di nuovo quest'ultimo, ed il partito popolare bavarese sarebbe stato per spirito di conciliazione pronto ad accettarlo, sebbene il Roth non fosse del tutto <gradito>1, sia per le sue tendenze reazionarie estreme, sia perché, essendo egli protestante alquanto fanatico, aveva spesso in seno all'antico Consiglio dei Ministri fatto opposizione
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a ciò che poteva riuscire di vantaggio per la Chiesa cattolica. Contro di lui però insorsero i membri del Bauernbund o lega dei contadini, dichiarando che, se egli fosse stato accettato, sarebbero essi usciti dalla combinazione. E poiché la Mittelpartei insisté sul suo candidato, l'accordo necessariamente fallì. In tal guisa l'attuale coalizione è rimasta limitata al partito popolare bavarese, alla lega dei contadini ed ai democratici, ed ha quindi una base alquanto ristretta; si spera tuttavia che essa possa essere in seguito allargata, accogliendo di nuovo la Mittelpartei, non pochi membri della quale desiderano che il partito stesso torni a farne parte. Gli altri Ministri sono tutti restati al loro posto, di modo che il nuovo Gabinetto è così costituito:
Presidenza, Esteri e Giustizia = Conte Lerchenfeld (partito popolare bavarese)
Istruzione e Culto = Dr. Matt (idem)
Interno = Dr. Schweyer (idem)
Finanze = Dr. Krausneck (idem)
Provvedimenti sociali = Oswald (idem)
Agricoltura = Wutzelhofer (lega dei contadini)
Commercio = Hamm (democratico)
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Il Ministro Presidente si recò subito dopo a Berlino, ove concluse col Governo del Reich un accordo, in virtù del quale la Baviera ha ottenuto alcune notevoli concessioni, pur consentendo però (come si è sopra accennato) a sopprimere col 15 del corrente mese l'Ausnahmezustand. Rimane tuttavia sempre riconosciuta alla Baviera (come, del resto, a tutti gli altri Stati particolari, a norma dell'art. 48 capoverso IV della Costituzione del Reich) la facoltà di prendere anche nell'avvenire in caso di imminente pericolo misure provvisorie, le quali oltrepassino i limiti del nuovo ordinamento.
Giovedì scorso 29 Settembre il Conte Lerchenfeld – che io già durante la guerra aveva avuto occasione di conoscere – venne a farmi visita di formalità. Dopo i consueti convenevoli, il Sig. Ministro Presidente mi parlò dell'attuale situazione politica sopra descritta, incaricandomi di umiliare al S. Padre i suoi più devoti ossequi e d'implorare la Benedizione Apostolica per il compimento della sua difficile missione. Entrai io poi a discorrere della questione del nuovo Concordato bavarese, manifestandogli il vivissimo desiderio della S. Sede che le trattative, le quali in seguito alla recente crisi hanno subito
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un nuovo ritardo, siano concluse colla maggior possibile sollecitudine, ed egli dichiarò che tale brama era pienamente da lui divisa. Il Sig. Conte non aveva naturalmente avuto ancora la possibilità di mettersi al corrente sui dettagli dei laboriosi negoziati; volle tuttavia rilevare subito la convenienza dal punto di vista politico che le disposizioni del Concordato siano tali da poter essere accettate senza difficoltà dai vari partiti, giacché, egli disse, se si vuol spingere troppo da un lato, la bilancia verrà poi facilmente a piegarsi dall'altra parte. Risposi che il lavoro da me compiuto sinora col Ministro del Culto Dr. Matt era appunto consistito nel ricercare formule caute e prudenti, le quali non si trovino in opposizione colla Costituzione2 del Reich, non provochino eccessivo allarme ed agitazioni nei partiti liberali e costituiscano così un'opera durevole. Aggiunsi tuttavia doversi attendere come inevitabile l'opposizione soprattutto dei socialisti nella questione scolastica, la quale pure doveva essere necessariamente inclusa nel Concordato. Notai altresì quale interesse vitale abbia la Chiesa a che in esso vengano parimenti fissati con precisione i principii concernenti la Ablösung o svincolo delle prestazioni finanziarie dello Stato prescrit-
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ta dalla Costituzione; punto questo, sul quale il Sig. Ministro del Culto non mi aveva ancora comunicato le sue osservazioni. Il Ministro Presidente non mosse difficoltà contro le surriferite considerazioni. Del resto la parte principale nelle trattative rimane sempre riservata al Ministro del Culto, che, come si è detto, anche nel nuovo Ministero è tuttora il Dr. Matt.
Finalmente stamane alle ore 12, giorno ed ora fissatimi dal Sig. Conte von Lerchenfeld, mi sono recato al Ministero degli Esteri a restituire la visita al nuovo Ministro Presidente. Ne ho profittato per rinnovargli le condoglianze per la immane catastrofe di Oppau ed ho rimesso nelle sue mani in nome della Nunziatura Apostolica la offerta di Marchi diecimila (desunti dal fondo per la beneficenza) a vantaggio delle vittime di quell'orribile disastro. Il Ministro ha ringraziato vivamente per tale atto, che ha incontrato altresì simpatica accoglienza nella stampa.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
Fol. 273r, hds. am rechten oberen Seitenrand notiert, vermutlich vom Empfänger:" Risp. 26636".
1Hds. eingefügt von Pacelli.
2Absatz "era appunto […] opposizione colla Costituzione" hds. von unbekannter Hand markiert, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 03. Oktober 1921, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4140, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4140. Letzter Zugriff am: 06.12.2024.
Online seit 14.05.2013.